Avevamo in programma di tornare insieme in macchina, quando esce fuori che Domenico deve trattenersi per stendere la relazione finale e dirimere alcune questioni burocratiche di poco conto ma urgenti, che il cliente pretende siano sistemate subito in collaborazione col suo strapagatissimo stuolo di consulenti legali. Poiché è lui che apre il cordone della borsa, a me sta bene così. Il fatto però è che ho un impegno a Milano e devo rientrare. Ma quando si viene a sapere del cambio programma, tra una cosa e l’altra è già tardi, e l’addetto alla reception mi informa che l’ultimo Freccia Rossa parte di lì a poco e che prima di arrivare da Prati a Termini, taxi o metrò che sia, c’è il rischio di perderlo. Certo, potrei dormire in albergo e partire col primo treno della mattina, ma vorrebbe dire arrivare trafelato a un appuntamento che invece ho idea potrebbe essere importante e che merita tutta la mia attenzione. Così propendo per un vagone letto, pazienza se sarà un Exclesior o un banalissimo Espresso, tanto lo sanno tutti che anche il mitico Freccia Rossa in fondo non è altro che un Eurostar riverniciato. L’idea di dormire in una cabina mi suona romantica quasi come una rimpatriata sul Titanic, sa di lusso d’altri tempi, smuove vecchi ricordi. Diavolo, perché no, in fondo? Si parte con comodo, si viaggia riposati, si ha una cabina tutta propria a disposizione. E se proprio ci si annoia si può sempre fare un salto al bar per farsi due chiacchiere con qualcuno, che tanto di tipi insonni in giro ce ne sono sempre. Anzi, devo dire che dal mio punto di vista studiare il popolo della notte, ora che sono dall’altro lato della barricata, è un’esperienza sempre interessante, dotata di un fascino quasi ipnotico. Così, detto fatto: salgo, bagaglio alla mano, a bordo del primo treno della notte, in procinto di lasciare la città indolente della dolce vita, consegno diligente il codice del biglietto al cuccettista, ammesso che così si chiami, e mi accingo a prendere possesso dei miei dieci metri quadri di spazio con annessa toilette privata. Il contesto a dire il vero più che lussuoso ha un che di spaziale, mi sembra di essere nella cabina del Capitano Kirk sull’Enterprise, ma la dotazione di bordo, come da manuale di istruzioni, è completa di tutto. Doccia e lavabo futuristici e tondeggianti, di un bianco tra l’opalescente e l’abbagliante, impianto di climatizzazione con telecomando, servizio di citofono con sveglia program-mabile, l’impianto di potabilizzazione dell’acqua a raggi U.V. francamente mi pare sperimentale sicché considero di lasciar perdere e di ricorrere alla vecchia, santissima e sicura, acqua minerale. Ma il resto non è mica male, per essere una mini camera singola c’è davvero tutto: prese elettriche regolamentari per rasoio, computer e cellulare, televisore, specchio a tutta parete, un microscopico armadio corredato di stampelle, perfino lo scendiletto, l’accappatoio di spugna sigillato e le pattine. Un cambio di biancheria completa, con piumone e copertina di riserva. A bordo si possono acquistare riviste o libri e perfino noleggiare film di prima visione. L’accoglienza del personale non è proprio a livello alberghiero ma ci assomiglia abbastanza, il welcome drink fa un po’ ridere e sa tanto di crociera, ma risulta piacevole dopo aver sistemato i bagagli e messo a posto le proprie cose. C’è perfino una mini trousse con articoli monodose per la toilette, una ricca scelta di quotidiani ancora sigillati e in fondo alla carrozza una reception attrezzata con divanetti e angolo bar, dove domani mattina ci verrà servita una colazione continentale con pane e croissant appena sfornati. Per 213 Euro tutto sommato non è poi così male in fondo, quasi come dormire in albergo, col vantaggio però che al mattino quando ti svegli sei già arrivato a destinazione fresco e riposato. Mi colpisce anche una certa attenzione per la sicurezza. Le cabine hanno una specie di sistema di chiusura centralizzata e automatica per le porte di accesso e un sistema di videosorveglianza del corridoio e dei vestiboli. In pratica non solo ti puoi chiudere dentro, ma puoi anche vedere sul monitor chi sta passando in corridoio prima di uscire, o ancora meglio vedere chi è che bussa, prima di aprire. Non male come accorgimento, soprattutto per le donne che viaggiano sole, ma anche per i commessi viaggiatori che ancora esistono, e che magari se ne vanno in giro con un bel malloppo in merce di rappresentanza o valori. Certo, non siamo proprio a livello dell’Orient Express, ma tutto sommato direi che si viaggia, almeno in questi casi, a un livello di comfort quantomeno accettabile. A questo punto, però, sono davvero curioso di vedere chi sono i miei vicini, fosse solo perché, metaforicamente, saremo destinati a trascorrere un’intera notte insieme. Se conosco bene il fattore umano, e sono certo di non sbagliarmi, li troverò tutti in procinto di fare l’ultima sosta al bar della reception per ritirare, o ingollare, le scorte, prima del lungo sonno. E infatti so-no tutti lì.
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