Il solito pacchetto confezionato…
Requiem per una pornostar di Jeffery Deaver, Rizzoli 2010.
Lasciati da parte Pellam e Rhyme il nostro Jeffery si è buttato ultimamente sul gentil sesso (vista l'aria buona che tira da queste parti) con Kathryn Dance, Bryn Mckenzie, e ora con Rune.
Salta in aria il vecchio cinema a luci rosse "Velvet Venus" a Manhattan proprio mentre da quelle parti sta passando Rune, aspirante regista. La curiosità è troppa e la ragazza si infiltra tra gli agenti che indagano sull’accaduto. Lasciato un messaggio dall’esecutore della strage, più precisamente un avvertimento della "Spada di Cristo" tratto dal "Libro della Rivelazione" di San Giovanni che si riferisce alla fine del mondo dell'Apocalisse e agli angeli sterminatori. In tutto sette e qui siamo solo all'inizio. Una brutta storia.
Dicevo di Rune: piccola, alta poco più di un metro e cinquanta, capelli castani "raccolti in una coda di cavallo", minigonna rossa con sagome di dinosauri, tre orologi e tre gioielli. Vive da sola su una barca galleggiante nel fiume. Desiderosa di girare un documentario sull'accaduto attraverso la storia della protagonista quel giorno in cartellone, la pornostar Shelly Lowe. Purtroppo saltata in aria pure lei nella sua casa con il secondo angelo che arriva puntuale di lì a poco.
A indagare Sam Healy della squadra artificieri lasciato dalla moglie. E si capisce come andrà e dove andrà a finire la storia della sua amicizia con Rune che lo aiuta nelle indagini. Sopra il letto ma senza tante capriole, il che, di questi tempi, è una bell'andare controcorrente.
Abbiamo dunque tre indiziati, l'uomo dal cappello a falde larghe e dalla giacca rossa che fa capolino in qua e là, una digressione sul cinema porno in crisi che se lo girano anche a casa, un trattatello sugli esplosivi e Rune, tra il lavoro e l’indagine, sempre in pericolo e in continua lotta con qualche assalitore.
Il classico pacchetto ben confezionato e quasi scontato attraverso una scrittura di media qualità: sesso, fanatismo bigotto, sfiga e amore. Un caldo tremendo e insopportabile (anche questo ormai quasi un cliché, come l'inverno da gelare le mani o la pioggerella fitta fitta), con il doppio colpo a sorpresa che non fa più impressione e magari la sorpresa vera sarebbe quella, da qui in avanti, che non vi sia alcun colpo a sorpresa. Da certi autori si pretende di più. Ma parecchio di più.
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