Essere ammazzati e relegati in un limbo, guardare la vita che avrebbe potuto essere la mia e che invece è diventata “la vita senza me”.
Peter Jackson, invaghitosi come tanti d’altronde, di Amabili resti, splendido romanzo di Alice Sebold, ne tenta l’impossibile trasposizione a colpi di scenografie fantasmagoriche riservate al “Cielo di mezzo”. Non bastano (anche perché difficile stupirsi dopo aver viste quelle di Parnassus - L’uomo che voleva ingannare il diavolo).
La storia sullo schermo risulta annacquata e cosa ancora peggiore senza un vero centro, in sostanza senza volere, o forse senza riuscire, a far scaturire la vicenda dall’unico punto di vista che conta, quello disincarnato, in tutti i sensi, di Susie Salmon (Saoirse Ronan).
Se Amabili resti libro scortica l’anima, il film è una carezza sulla pelle...
Candidatura all’Oscar per Stanley Tucci come miglior attore non protagonista (il pedofilo assassino del film, il classico lupo travestito d’agnello).
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