La casa editrice di Padova torna nelle librerie con David Ambrose e Hugues Pagan, autori di due romanzi che mischiano al "nero" il grigio luccicante della tecnologia e le sfumature della musica e della poesia.
Ne La madre di Dio David Ambrose miscela in modo superbo suspense, thriller e tecnologia, componendo un mosaico narrativo di spettacolare impatto e catturando il lettore attraverso un’originale combinazione di linguaggi.
Una catena di efferati delitti riempie di sangue le strade della California. Tim Kelly, agente speciale dell’FBI, ha i minuti contati: ogni giorno senza risposta fa aumentare inesorabilmente il numero delle vittime. La belva ha un nome: lo Squartatore di Los Angeles e sceglie le proprie prede attraverso Internet. È un hacker, specializzato nel manomettere qualsiasi programma di protezione. A novemila chilometri di distanza, a Oxford, Tessa Lambert sta sviluppando un programma di intelligenza artificiale in grado di riprodurre i più raffinati e sottili processi della logica umana. Il programma però ha eluso i sistemi di sicurezza ed è riuscito a diffondersi nella rete. L’incontro con l’hacker porterà alla formazione di un’imprevedibile coppia assassina. Solo Tessa potrebbe riuscire a bloccarli ma ormai è lei l’obiettivo numero uno di quest’Idra a due teste.
David Ambrose ha studiato legge a Oxford, dove ha anche recitato e diretto numerosi drammi teatrali. Ha abbandonato la carriera legale per dedicarsi alla scrittura. Ha scritto anche sceneggiature per il cinema, lavorando con Orson Welles, Kirk Douglas, Sharon Stone. Il suo primo libro pubblicato per Meridiano zero, L’uomo che credeva di essere se stesso, ha ricosso un grande successo di pubblico e critica.
Hugues Pagan, con La notte che ho lasciato Alex, ci porta in una Parigi notturna, attraversata dalle note struggenti del jazz e dalla voce incomparabile di Billie Holiday, l’ispettore Chess vaga tormentato dall’inquietudine che gli brucia dentro, rendendolo incapace di adattarsi alle regole del gioco. Per isolarsi da un ambiente di polizia di cui non riesce a sopportare lo stile corrotto, Chess ha scelto da lungo tempo di relegarsi al turno di notte. Ma la Notte per lui è anche un modo di vivere, un rifiuto radicale dei compromessi dell’esistenza, una sequenza inesauribile di blues, omicidi, e anfetamine per tenersi svegli. Un tentativo disperato di dimenticare un passato insopportabile. Poi, una chiamata, in una stanza d’albergo, dove giace il corpo senza vita di un uomo facoltoso: apparentemente suicidio. L’uomo, un senatore, ha lasciato un floppy-disk dentro una busta indirizzata proprio a lui, incaricato di occuparsi del caso. Ma sono in molti che per avere quel floppy si dimostrano pronti a tutto, a cominciare da alcuni fuzionari governativi. Un caso che comincia a complicarsi ancor più quando l’ispettore si ritrova a interrogare l’ex moglie del morto. Alex non è solo una giovane donna dal fisico di una cover girl. Ha un’ostinata volontà di ritrovare qualche frammento di purezza sepolto nella sua vita, una volontà che ormai Chess ha perduto da tempo, ma da cui è attratto in modo incontrollabile. Braccato dai servizi segreti, emarginato dai colleghi per la sua incorruttibilità, Chess capiscce che ci sono momenti in cui la vita si ferma, e conviene camminare all’indietro, avendo cura di cancellare ogni traccia del proprio passaggio…
Un romanzo disperato e rabbioso, duro ed esistenziale come pochi, in cui si riversano lampi di sensualità e poesia. Una lunga corsa nell’oscurità, che sembra avvicinarsi inesorabilmente al suo termine, attraversata dalla speranza disillusa di un’ultima sosta. Con questo romanzo Pagan ha vinto il Prix Mystère de la Critique.
Hugues Pagan è nato nel 1947 in Algeria e si è trasferito a Parigi a vent’anni. Qui ha studiato filosofia e partecipato alle lotte del Maggio francese. Poi è entrato nella polizia, dove è stato ispettore per molti anni. Oltre a numerosi romanzi, è coautore della nota serie televisiva Police district con Olivier Marchal.
Ricordiamo che a gennaio è uscito in edizione tascabile Come vivono i morti di Derek Raymond, il maestro inglese del noir contemporaneo.
A Thornhill, poco fuori Londra, c’è una grande villa in decadenza. Un tempo le sue stanze risuonavano di un canto melodioso, ma ora non si ode che silenzio. Gli interni sono bui e i muri scrostati, la pioggia goccia monotona dai soffitti. L’affascinante Madame Mardy, giunta anni prima dalla Francia a seguito del marito, con la sua voce delicata e i suoi modi garbati, è scomparsa. Ma c’è qualcosa di inquietante nel modo in cui la donna, negli ultimi tempi, si era fatta impalpabile e quasi evanescente. C’è qualcosa di angosciante nel vuoto che ha lasciato nel paese. Il rude sergente della sezione Delitti Irrisolti, che ama lavorare da solo ma conosce il valore della pietà umana, viene incaricato di andare a Thornhill. Trova un’accoglienza gelida, un clima di opprimente omertà. Alla piccola stazione di polizia locale gli uomini in divisa volgono lo sguardo altrove. Un complotto ha coperto un segreto crudele, spietato come la follia dell’amore. Nella piccola cittadina tutti sanno o immaginano qualcosa sulla fine di Madame Mardy. Con i suoi modi insofferenti e provocatori il sergente saprà farsi strada in quella provincia ostile, impietosamente descritta dalle fabbriche chiuse alle campagne desolate, dai vecchi alcolizzati del pub, ai giovani senza futuro.
Nel terzo capitolo della saga della Factory, Raymond approfondisce la dissoluzione del poliziesco classico per regalarci un noir intriso del dolore delle vittime.
Derek Raymond è morto a Londra nel 1994, al ritorno da una peregrinazione durata una vita. Sottrattosi ben presto all’educazione borghese impartitagli dalla famiglia, ha iniziato a viaggiare vivendo, tra gli altri posti, in Marocco, Turchia, Italia, improvvisandosi nei lavori più improbabili: dal riciclaggio di auto in Spagna all’insegnamento a New York, dall’impiego come tassista alla carriera di trafficante di materiale pornografico.
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