Mentre Pista Cieca seguiva il suo travagliato percorso editoriale (che era avviato alla prima pubblicazione nel 1993), io di certo non me ne stavo con le mani in mano. In quel periodo si stava formando quella che tarantino definisce la mia ‘mitologia’ di narratore, ossia quel mondo reale e fantastico al tempo stesso che sarebbe stato la base per i miei racconti. Una base costituita al tempo dall’interesse per la mafia Corsa e il nero criminale francese e l’Indocina. Ne avevamo già parlato in Pista Cieca ma, nell’attesa della pubblicazione, la voglia di raccontare un po’ quel mondo non mi era certo passata. Ci sono tre romanzi, che costituiscono l’argomento di questa nota, pubblicati e scritti tra il 92 e il 94 che furono concepiti come indipendenti ma che, in seguito e quasi inconsciamente diventeranno parte fondamentale del mio universo narrativo.
Il primo lo pubblicai con metro libri(sigla editoriale legata a Granata press di Bernardi) e si intitolava inizialmente il Luparo. Uscì in una magnifica collana intitolata parole e Immagini con le illustrazioni di Cinzia Leone. Fu intitolato Giungla mortale. Era la storia di un ‘ luparo’ un sicario corso. Una storia di vendetta che si svolgeva tra la Corsica, Bangkok e il confine cambogiano. Era un testo breve ma che mi diede molta soddisfazione. Qualche anno fa lo riscrissi aggiornando e rivedendo il linguaggio ma allungando anche la vicenda. Fu inserito nel Supersegretisismo Professional Gunn e... per adattarlo alla saga del Professionista ebbe un cappello e una coda in cui Chance racconta una vecchia storia di banditi corsi in Indocina al suo amico... Russell Kane, il personaggio dello Sniper di Altieri. Escamotage fortunato. Devo dire che questa versione più lunga è il director’s cut. Non fu aggiornata nei tempi perché era una vicenda che faceva riferimento alla guerra di Pol Pot e doveva per forza essere ambientata all’inizio degli anni 90. Ma il particolare interessante era l’accenno al Marsigliese(l’arcinemico del Professionista) che nella seconda versione ha un ruolo decisamente più definito. Il personaggio lo avevo creato in realtà per un’altra storia. Si trattava di “Sopravvivere alla notte’ un Segretissimo che pubblicai con il mio nome nel 1992 e che ebbe un lusinghiero successo. Qui il Marsigliese aveva un ruolo negativo predominante. Il protagonista era un mercenario cipriota Alexander Costas che mai più credevo di recuperare e che, invece, è riapparso in due episodi del Professionsita come comprimario. 'Sopravvivere alla notte' è e rimane un romanzo a sé, sul post terrorismo, molto inquadrato nella sua epoca. Ma ha alcuni spunti di interesse. Il primo era che per buona parte si svolgeva a Milano. Ero ancora distante dall’elaborare il concetto di Gangland ma la città è la stessa... o meglio come io la vedevo negli anni 90. L’occhio alla criminalità comune, ai legami con la politica internazionale è rimasto quello di oggi. Un primo tentativo di fare realmente la spy-story italiana come la intendo io. Un legame con l’Italia, con la tortuosità della politica e con gli interessi che vi ruotano attorno non casuale o asettico ma ben radicato nella nostra cronaca, senza tradire le regole del buon racconto d’avventura. C’era poi un particolare anomalo che, a distanza di anni, si può svelare senza fare spoiler. La caccia spietata del protagonista al terrorista iraniano che ha sterminato il suo gruppo e ucciso la sua donna terminava in maniera inaspettata. Shaim Baghai, all’epoca un sopravvissuto degli anni di piombo, era un vecchio. Stanco. Cercava di rientrare nel giro sperando di sfruttare le eco della Guerra del Golfo(la prima) ma di Al –Qaeda ancora non si parlava. E, malgrado sia un rispettabilissimo kattivo, la sua stanchezza se la portava sino alla resa dei conti. In cui moriva d’infarto, strappando al protagonista anche la vendetta. Mi sembrò un’idea originale e ancora sono convinto che sia valida. Nel frattempo arrivò quella che (ingenuamente) ritenevo la mia grande occasione. Pubblicare negli omnibus Mondadori. Vi risparmio un’altra delle pietose storie della vicenda editoriale Di Marino e restiamo...sul pezzo.' Lacrime di Drago' era il mio ‘Padrino’, la storia del traffico di eroina (che in realtà si chiamava perla di Drago ma io la trasformai in Lacrime con un’allusione delle lacrime di papavero da cui si ricava l’oppio) tra Marsiglia, l’Italia, la Francia e ovviamente l’Indocina dal l47 l 94. Una saga familiare che partiva dalla Sicilia ma si spostava in Corsica,a Marsiglia e in oriente. Non solo una storia di spionaggio anche se tutto ruotava intorno al recupero di un dossier con la storia dei castigliane e il coinvolgimento di agenti della CIA e politici italiani corrotti. Ci misi tutta la mia abilità e, questo poso dirlo, ho raccolto un ottimo consenso critico. Il libro è stato recentemente riacquistato da Segretissimo. Non so quando verrà riproposto ma verrà riproposto. Con una interessante variante. All’epoca mi dissero che il testo era troppo lungo. Fui costretto a tagliare circa 100 pagine e, anche per la riedizione reintegrarle completamente(riscriverle perché non le ho più) sarebbe stato troppo lungo. Però alcuni fatti che vengono raccontati nella prima edizione sono sceneggiati. Il tutto in una 15 di pagine che è accettabile. Poi mi è venuta l’idea di agganciare questa storia a una miniserie di successo pubblicata di recente: Montecristo. Per questo è bastato cambiare il nome della clan dei cattivi e...il gioco di abilità è riuscito. Ho collegato un romanzo nato per vivere a se stante con una parte importante del mio universo narrativo. I fili però erano già tutti lì, pronti per essere annodati. La mafia corsa, il traffico di eroina, l’oriente, le esperienze in Thailandia e a Hong Kong. Ovviamente era un libro che sentivo importante e la parte documentale fu fondamentale. In particolare ricordo ‘Cosa non solo nostra’(di Claire Starling pubblicato da Mondadori) e ‘La politica dell’Eroina nel Sudest asiatico’ divorato in edizione Flammarion di Alfred McCoy durante un soggiorno a Parigi. Tra l’altro in seguito ho scoperto che Heffernan aveva consultato lo stesso libro per scrivere Corsican Honor che avevo citato nell’ultima nota. Al momento della loro uscita tutti e tre questi libri mi diedero soddisfazione anche se furono diffusi in canali e con vigore differente. Erano però una tappa, un passo di un sentiero sul quale sentivo ancora la necessità di procedere con storie autoconclusive e staccate tra loro.
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