Imprimatur è stato inscritto a torto solo nel genere del romanzo storico.
Con questo non tolgo nulla ai due autori, Rita Monaldi e Francesco Sorti cui va il mio plauso come storico. Preciso che entrambi si sono avvalsi di documenti e di ricerche rigorose per redigire una narrazione anche troppo dettagliata sul rapporto tra casa d’ Orange e Papa Innocenzo XI, nello scenario dell’ Europa degli eretici e di Fouquet.
Ma da lettore attento non mi è sfuggito che “Imprimatur” fosse anche altro. Ho imparato che la Storia si tinge di nero con la stessa efferata frequenza con la quale si colora di giallo e di rosso. In verità già la copertina del testo è una prima labile traccia che denuncia un plot inquietante, un avvicendarsi di fatti il cui biglietto da visita è dichiarato dall’omicidio in apertura di racconto.
A leggerlo in superficie, e per dichiarazione degli stessi autori, l’opera vuole dare voce ai vinti, visto che la storia la scrivono i vincitori. E vinti sono due dei protagonisti: Atto Melani e Nicolas Fouquet. Con “Imprimatur” essi balzano fuori dall’obìo e dalle pagine del manuale di storia, entrando a pieno diritto nella letteratura.
Siamo a Roma nel settembre 1683. Le armate turche premono alle porte dell'Occidente. Al tempo stesso avvenimenti nella città eterna seminano il panico. Nell’Osteria del Donzello, una delle tante di cui Roma era provvista all’epoca, la morte raggiunge improvvisa e semina il terrore: perchè è stato ucciso un viaggiatore ospite della locanda? E da cosa: dal veleno o dalla peste?
Le autorità, onde evitare il contagio, dispongono la reclusione coatta per tutti gli altri. Sarà questa coabitazione protratta e forzata lo scenario ideale per aggrovigliare il lettore, che è avvinto dall’atmosfera stessa che si crea pagina dopo pagina, dal rincorrersi di colpi di scena e di piccole rivelazioni.
Una di queste? La presenza in locanda dell'abate Melani, eunuco e cantore come si scoprirà presto. E’ bene che il lettore lo reputi un personaggio qualsiasi magari un po’ impiccione: dovrà ricredersi presto. Ma la maschera cadrà anche per altri personaggi.
Intanto il prelato si rivelerà nel suo ruolo di agente segreto del Re Sole, e di protoinvestigatore: egli è deciso a scoprire cosa si celi dietro quell’ assassinio.
Ma il suo iter sarà, inspiegabilmente, irto di ostacoli, come si addice alla migliore tradizione investigativa: le reticenze di molti, le paure degli altri ospiti, lo spettro stesso della peste e, non ultimo,l’eco della battaglia decisiva che si sta combattendo a Vienna contro i turchi.
Nonostante le difficoltà la sua inchiesta porterà alla soluzione del mistero, ma soprattutto alla tremenda verità che segretamente condiziona il destino dell'Europa.
Stranamente anche qui tutto inizia un 11 settembre. Cambia il secolo e forse l’esito della vicenda. Di certo lo scenario: la peste, la guerra e gli strani intrighi di un Papa, che per tutti è un santo, ma è tanto accecato dall’odio verso la Francia che, pur di contrastarla, stringe accordi con gli eretici di tutte le risme.
Tutto ha inizio l’11 settembre 1683.
Quando accade l’omicidio l’abate Melani ha un suo interesse a farsene coinvolgere: egli è a Roma sulle tracce dell’ex sovrintendente di Francia, Nicolas Fouquet, creduto morto nel carcere di Pinerolo.
Tuttavia, e per inciso, Fouquet ha segretamente barattato la sua libertà in cambio del secretum morbi, ovvero il segreto per diffondere la peste, che il re francese vuole utilizzare a scopi militari. Ma l’ex sovrintendente tiene per sé un ulteriore segreto. A proposito di questo voglio lasciare la suspense.
Per raggiungere la soluzione del giallo Melani si avvale dell’aiuto del garzone della locanda. E s’imbatterà in altri misteri muovendosi tra le stanze della stessa, ma soprattutto attraverso i cunicoli sotterranei che, da sotto l’osteria, attraversano Roma.
Le loro investigazioni segrete danno i frutti desiderati: i due verranno a conoscenza di un tentativo di assassinare il Papa, vecchio e malato.
Spettacolare lo sfondo storico in cui si colloca il romanzo, sia per le descrizioni della Roma del Seicento, dei suoi usi e costumi, sia per i segreti intrecci storico-politici che suscitano curiosità.
Scenari che vedono la Francia segretamente alleata con i turchi .
Tuttavia il romanzo riserva un colpo di scena finale degno del miglior giallo .
Di esso taceremo, lasciando ai futuri lettori tutto il piacere della scoperta.
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