Mai come in questi ultimi anni  Napoli ha cambiato volto per gli autori di noir. E’ diventata cupa, dura, fredda, grigia, insomma irriconoscibile. Non più la sottile ironia che permetteva di superare grandi e piccoli problemi, non più il sole che migliora la percezione delle cose.

Fra i cantori dell’ “altra Napoli” c’è sicuramente Patrizia Rinaldi con i suoi protagonisti del commissariato di Pozzuoli, il commissario Martusciello e l’ispettore Liguori ai quali si aggiunge in questo nuovo romanzo Blanca, un’esperta di  decodifica delle intercettazioni.

Due cugini della buona borghesia napoletana che scompaiono: uno riappare pochi giorni dopo, l’altro sembra svanito nel nulla. Il cadavere di una donna scoperto in un luogo dove non è stata uccisa. Due storie criminali che sembrano non avere punti di contatto ma che alla fine si fonderanno in un’unica e dolente storia corale.

Nel romanzo della Rinaldi le donne sono protagoniste, vittime sia di una crudeltà nata all’interno della famiglia che di una società che obbedisce ancora a regole primordiali di supremazia del maschio sulla mente e sul corpo della donna. A qualsiasi costo.

Ma le donne non sono soltanto le vittime, sono anche, come Carmen, donne coraggiose che sfidano paure e minacce in nome dell’amicizia o, come Blanca, che trasmettono sicurezza e positività nonostante o frase proprio in virtù della loro “differenza”.  Sarà proprio lei che intuirà la verità con la forza e l’acutezza del suo udito che supplisce alla mancanza della vista. La sua è un’apparente debolezza che  invece nasconde una grande capacità: quella di capire le persone anche attraverso un’intercettazione.

La soluzione arriva con un fine dolce-amaro. Tutti proseguono il loro percorso portandosi sulle spalle la fatica di vivere.

La scrittura è raffinata e perfettamente aderente alla narrazione  degli stati d’animo.

“Margherita gli era rimasta negli occhi, questo sapeva. Era diventata una figura da tabernacolo, davanti a lei si inginocchiavano le morti di donne uccise in casa, sulla strada, al lavoro.Restavano nascoste nelle casse e nei verbali della questura, senza senza colpevoli e senza moventi. Avidità di sguardi le ammazzavano di nuovo, nei resoconti maldicenti e nei commenti da sala scommesse. Il sorriso degli assassini si godeva i programmi della serata, calcolava le mosse sulle informazioni diffuse.”