Rapporto di polizia: si mette agli atti la lettera inviata agli inquirenti da Ferrara Littorio, di anni 73, giardiniere presso la villa della famiglia Rosso, di cui di seguito si riporta trascrizione. Ferrara si è suicidato facendo esplodere una bombola di gas nell'abitazione in cui risiedeva, all'interno della proprietà dei Rosso.
"Il destino mi ha fatto ritrovare Enrico Rosso.
"Mio padre era ebreo, ma le leggi razziali lo avevano risparmiato perché aveva partecipato alla marcia su Roma. Mi aveva persino dato un nome fascista. Io non ebbi fortuna: sessant’anni fa fui rastrellato dai nazisti e caricato su un treno per Auschwitz. “In vacanza”, come si usa dire oggi. Avevo solo quattordici anni. Al lager c’era un ragazzo italiano, Enrico, divenuto un piccolo kapò. Era più crudele degli stessi nazisti: lui non era ebreo e si considerava superiore. Fu così che sopravvisse. Devo a lui e alle sue bastonate se zoppico, da allora. Lo odiai con tutte le mie forze. Ne persi le tracce dopo che, il 27 gennaio 1945, fummo liberati dall’Armata Rossa.
"Non volli dimenticare. Lavorai per tutta la vita con i cacciatori di nazisti ed entrai in contatto con i servizi segreti israeliani. Collaborai con loro anche in operazioni antiterrorismo e qualche mese fa accettai un ultimo incarico: infiltrarmi nella casa di Enrico Rosso, un imprenditore noto per i suoi contatti con estremisti mediorientali. Mi finsi un vecchio giardiniere che cercava di arrotondare la pensione. Fui alloggiato nella dependence della villa di Assago.
"Un giorno, mentre lavoravo con le maniche arrotolate, Rosso notò il numero tatuato sul mio braccio. Mi mostrò che anche lui ne aveva uno. Non mi riconobbe, ma io riconobbi lui: era Enrico, il piccolo kapò. I servizi israeliani volevano solo impadronirsi dei suoi documenti, ma io volevo vendetta. E me la presi, una sera, alla Stazione Centrale.
"Oggi è venuto a parlarmi un uomo. Mi ha detto che, controllando gli elenchi dei deportati, aveva scoperto che ero ad Auschwitz nello stesso periodo di Rosso. Mi ha detto che se non ammetto la mia colpa, ci andrà di mezzo qualche innocente. Mi ha detto che Rosso, in realtà, doveva avermi riconosciuto: provava già da tempo un forte rimorso che lo conduceva annualmente in pellegrinaggio ad Auschwitz, ma ultimamente aveva preso la decisione di suicidarsi.
"La memoria è più forte di tutti noi.
"Credo ormai di avere svolto il mio compito nel mondo, se mai ne ho avuto uno. Stasera me ne andrò, in una fiammata. E spero che, in mia assenza, la Storia non abbia a ripetersi.
"In fede, Littorio Ferrara"
FINE
© Andrea Carlo Cappi 2004
Racconto originale pubblicato da Lycos Italia www.lycos.it
Le puntate:
01 in racconti/9008 (dal 09 dicembre 2009)
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