Per quanto nessuno meglio di un killer possa comprendere l’operato di un altro killer, Medina ci capiva sempre meno. Telefonò alla sua vecchia amica Nabila Rashid, a Londra, che gli confermò il coinvolgimento di Rosso con traffici internazionali di armi, affari che di certo potevano destare l’interesse del Mossad.
Sul fronte italiano, il figlio di Enrico Rosso, scambiato per il falso poliziotto, era stato arrestato. Ma Medina sapeva che il falso poliziotto era Ray.
Chi restava a guadagnare qualcosa dalla morte di Rosso? Occorreva parlare con la prima moglie del defunto, Emilia Visentini, beneficiaria della polizza sulla vita del marito.
La donna, piuttosto avvenente, sui quarantacinque anni, era molto più colpita dalla morte del marito di quanto non fosse la seconda signora Rosso. Per tutta la conversazione non fece che beatificare il defunto: partigiano a quindici anni, catturato dai tedeschi nel 1944, tornato in Italia dopo la prigionia, da solo aveva costruito un impero. Era stato un genitore esemplare e un grande imprenditore che si era occupato dello sviluppo del Terzo Mondo. Il resto erano calunnie.
“Lei conosceva Abdul, l’autista?” chiese Medina.
“Sì, povero ragazzo. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per noi.”
* * *
Il successivo appuntamento di Medina era con un uomo politico, Franco Velasco, il cui nome emergeva in relazione a uno scandalo immobiliare da cui Rosso era uscito troppo stranamente pulito. L’incontro avvenne grazie alla mediazione di Mino Vitiello, lo zio boss di Ray.
Velasco, un sessantenne dall’aria losca che sembrava una caricatura di Al Capone, era restio a parlare degli affari che lo avevano legato al defunto, ma molto più disponibile riguardo ai rapporti di Rosso col Medio Oriente.
“Sì”, confermò Velasco. “Enrico faceva affari con arabi di ogni tendenza. Lo sapeva che aveva anche una guardia del corpo libica? Un omaggio del Colonnello… Ma sì, Abdul, l’autista assassinato.”
INDIZIO 7/1
Notizie: dopo che la prova del guanto di paraffina ha dato esito negativo, la polizia ha rilasciato Ermanno Rosso, il figlio dell’imprenditore assassinato. Non sussistono prove che sia stato lui a sparare la sera del delitto. Le indagini si orientano ora sulla pista mediorientale.
INDIZIO 7/2
Rapporto di polizia: le autorità polacche confermano che il defunto Rosso Enrico aveva prenotato per due giorni una stanza all’Hotel Chopin in località Owiecim, provincia di Cracovia, ove si era recato lo scorso anno nello stesso periodo, il 27 gennaio.
© Andrea Carlo Cappi 2004
Racconto originale pubblicato da Lycos Italia www.lycos.it
Le puntate:
01 in racconti/9008 (dal 09 dicembre 2009)
02 in racconti/9057 (dal 10 dicembre 2009)
03 in racconti/9058 (dal 11 dicembre 2009)
04 in racconti/9059 (dal 14 dicembre 2009)
05 in racconti/9060 (dal 15 dicembre 2009)
06 in racconti/9061 (dal 16 dicembre 2009)
07 in racconti/9062 (dal 17 dicembre 2009)
08 in racconti/9063 (dal 18 dicembre 2009)
09 in racconti/9068 (dal 21 dicembre 2009)
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