Siamo sicuri che l'orrore dei campi di concentramento si sia esaurito con la fine del secondo conflitto mondiale? E' certo che, memori di quanto ci ha insegnato la storia, non permetteremo che lo scempio si ripeta?
Ai giorni nostri, forti del progresso, delle conoscenze, del "villaggio globale" di internet, conosciamo davvero quello che succede nel mondo?
Su tutti questi interrogativi invita a riflettere Davide Camarrone nel suo romanzo Questo è un uomo edito, da poche settimane, da Sellerio.
Un volume conciso e diretto, che vsegna il ritorno in libreria di un autore siciliano che ha saputo ritagliarsi il suo spazio sugli scaffali e che affronta il tema, oggi più che mai attuale, dell'emigrazione e delle sue tragedie.
L'impianto di questo romanzo breve è costruito su basi sia narrative sia giornalistiche, perchè l'autore decide di raccontare una vicenda verisimile, che attinge alla realtà dei fatti che ogni giorno popolano i telegiornali, fondandola, però, su una struttura narrativa e romanzesca solida e calibrata.
Osea Boucouba è un giornalista del Corriere della Sera. E' figlio di immigrati, naturalizzato italiano, da due anni ha lasciato Milano per un servizio più impegnativo: vuole provare sulla sua pelle e documentare la clandestinità dall'Africa all'Italia. Da quel momento di Osea si perde ogni traccia. Fino al giorno in cui Fatima, una griot (donna memoria), si presenta alla redazione di via Solferino e racconta ai colleghi di Osea la storia che lui stesso le ha narrato.
Un reportage, dicevamo, ma costruito come un romanzo giallo, attorno alla scomparsa di un giornalista. Un romanzo, anche, che vuole, però, far riflettere, dare fastidio, invitare ad aprire gli occhi per uscire dalle rassicuranti certezze e conoscere davvero quello che accade nel mondo.
E lo fa attraverso una storia diretta e rapida, implacabile nella sua verità, che deve essere solo un primo passo verso la ricerca e la consapevolezza di quanto accade fuori dai confini del nostro paese.
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