Gianni Tetti è un giovane autore sardo, il cui nome è conosciuto nell'ambito di alcuni concorsi di narrativa e di alcune antologie.
Da alcune settimane è presente in libreria con il suo lavoro d'esordio, uscito per i tipi della Neo Edizioni, dal titolo I cani là fuori.
Il volume raccoglie undici racconti a tinte noir, che illustrano, con diverse sfumature un'umanità animale, che non riesce a sedare gli istinti e che vive un continuo gioco delle parti tra predatori e prede.
Cosa funziona davvero nell'antologia? I racconti. Presi singolarmente sono ciascuno una piccola perla narrativa. Tetti si distingue per lo stile duro e secco, che si adatta alle diverse storie che racconta e ai loro personaggi. Uno stile poco pulito e lontano dai canoni letterari che si insegnano a scuola, ma che fa di questo la sua forza e il suo nucleo e che si modula sui ritmi del testo.
Ogni storia è un quadro, grigio o nero, che rappresenta una situazione limite di disagio e solitudine, di alienazione totale dalla realtà. La storia di un uomo, che si scontra con se stesso e con un mondo che non sente suo.
Cosa manca, invece? Purtroppo manca un'idea di fondo forte. In un momento in cui nelle librerie si trovano volumi nuovi a palate ogni giorno è sempre più difficile riuscire a essere incisivi con un'antologia mono-autore. Per arrivare e incuriosire è necessario proporre un volume che abbia un'idea di base dirompente. Questo, purtroppo, in I cani là fuori, manca. Mentre ogni singolo racconto ha una forza incisiva che colpisce, nel complesso il lavoro risulta debole. La cornice, che in effetti c'è, è appena accennata e avebbe meritato un lavoro e un approfondimento maggiori.
Gianni Tetti e la Neo hanno dimostrato, e di questo bisogna dar loro atto, un grande coraggio nel voler esordire con un libro così forte e rischioso, però, superato questo primo step, ora aspettiamo l'autore al varco con il suo primo romanzo.
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