Tutto ha inizio nel 1989, quando i due fratelli Eric e Kurt Sloan partono per Bangkok in occasione di un importante torneo di muay thai. Eric è un campione di kickboxing che vuole confermare il successo agonistico ottenuto negli Stati Uniti, e come allenatore si porta dietro il fratello Kurt. Così ha inizio il film “Kickboxer - Il nuovo guerriero”.

Il film nasce per sfruttare il neonato interesse per i film di arti marziali che l’anno precedente aveva premiato un piccolo film a basso costo, “Senza esclusione di colpi!”, interpretato da un semi-sconosciuto ventottenne belga: Jean-Claude Van Damme. I produttori statunitensi colgono l’occasione al balzo e fanno interpretare al giovane attore subito un altro film, accentuando di più l’esoticità delle arti marziali thailandesi. Come già nei precedenti lavori Van Damme si porta dietro l’amico d’origini marocchine con cui ha lasciato Bruxelles pochi anni prima, Michel Qissi, che dopo essere stato al suo fianco nella comparsata del film “Breakdance” (1984) e ricoperto il ruolo di Parades nel citato “Senza esclusione di colpi!”, ottiene il ruolo del perfido Tong Po in questo “Kickboxer” (non accreditato, però: nei titoli di coda viene riportato che Tong Po è interpretato da “himself”, se stesso!)

 

Le cose non vanno come sperato, e malgrado la preparazione Eric Sloan (interpretato dal vero kickboxer californiano Dennis Alexio, più volte campione del mondo dei pesi massimi di kickboxing per varie federazioni) si ritrova totalmente spiazzato di fronte alla muay thai thailandese, molto più dura della kickboxing a cui era abituato. Il suo sfidante, Tong Po, ha subito la meglio su di lui e lo sconfigge con facilità: come se l’umiliazione non bastasse, gli infligge un terribile colpo alla schiena che lo lascerà paralizzato.

Sconvolto dalla triste sorte toccata al fratello, Kurt Sloan vuole vendicarsi a qualsiasi costo. È già un atleta capace, ma non abbastanza da poter avere la meglio su Tong Po, così si sottopone ai duri allenamenti del maestro Chow e riuscirà a sconfiggere il nemico e a vendicare la menomazione del fratello.

Malgrado il triste destino di Eric, l’ascesa di Kurt dà lustro alla famiglia Sloan al concludersi di questo primo episodio... ma non durerà a lungo.

 

Il grande successo di “Kickboxer” fa sì che si metta subito in lavorazione il sequel, perché il ferro va battuto finché è caldo. Né Dennis Alexio né Van Damme, però, sono disponibili a tornare: lo è Michel Qissi, e quindi gli sceneggiatori danno una violenta scossa alla casata degli Sloan.

Kickboxer 2” (passato per la prima volta in TV con il titolo “Vendetta per un angelo”) inizia da premesse funeree: Tong Po, ripresosi dalla sonora sconfitta, decide di vendicarsi a sua volta, ma non sul ring. Prende così una pistola e mette fine alla vita sia di Kurt che del già sfortunato Eric: la famiglia degli Sloan si ritrova già dimezzata! Esce però fuori un terzo fratello, David interpretato da Sasha Mitchell (dalle quasi nulle conoscenze marziali e divenuto famoso in quegli anni per la sua lunga partecipazione al serial televisivo “Dallas”), che - neanche a dirlo - dovrà vendicare la morte degli altri due.

Malgrado sia restio ad usare le sue doti marziali, preferendo gestire una palestra che tiene lontano i ragazzi dalla strada, David sarà costretto a salire sul ring a causa dei loschi raggiri del perfido Sanga. Come avversario avrà proprio il suo peggior nemico: Tong Po. Però non sarà solo ad affrontarlo: arriva direttamente da Bangkok il maestro Chow ad aiutarlo, in una parte che assomiglia sempre più al Miyagi di “Karate Kid”.

Il film non esce mai dai binari scontati della storia, ma mostra all’azione ottimi attori marziali come Matthias Hues e caratteristi come Cary-Hiroyuki Tagawa (e Vincent Klyn in un piccolo ruolo). David avrà ovviamente la sua vendetta, alla fine, anche se non ucciderà Tong Po, com’è usanza statunitense in questo genere di film.

 

Il terzo episodio, “Kickboxer 3 - Mani di pietra” (trasmesso in TV anche con il titolo “Duro a morire”) è una parentesi nelle disgrazie familiari. David, l’ultimo degli Sloan, se ne va in vacanza col maestro Chow a Rio de Janeiro, e secondo i canoni del genere si ritroverà invischiato in affari loschi per aver salvato un innocente da alcuni sgherri. Stavolta tocca al turismo sessuale minorile: con la scusa di un torneo di kickboxing David dovrà sbaragliare i cattivi di turno, fra cui Ian Jaklin (due volte campione del mondo di kickboxing e moltissimi altri titoli, passato in seguito al cinema).

Una curiosità: in una scena l’attore Sasha Mitchell indossa una felpa con su scritto «Benny The Jet’s World Champions», omaggio a Benny Urquidez, campione del ring californiano d’origini pellerossa.

 

Facciamo un sostanzioso passo avanti nella storia familiare degli Sloan all’inizio di “Kickboxer 4 - L’aggressore”. Il film infatti inizia con un riassunto riepilogativo della famiglia in questione, aggiungendo però importanti informazioni che servono ad agganciare la storia del quarto film. In un momento imprecisato dopo gli eventi del terzo film, David si è sposato, ma non riesce a godersi la meritata felicità perché dal passato torna di nuovo Tong Po a vendicarsi! Uccide sua moglie e fa ricadere su di lui la colpa: il quarto film inizia con David che esce dal carcere dopo aver scontato ingiustamente la pena, e con il dente parecchio avvelenato.

L’aver saputo della morte di un elemento adiacente la famiglia Sloan (la moglie di David) passa in secondo piano all’apparire di Tong Po, interpretato con un trucco approssimativo da un altro amico di lunga data di Van Damme, Kamel Krifa (ergastolano in “Colpi proibiti”, guardia del corpo di Attila in “Lionheart”, barista di Alex in “Double Impact”, etc.). Da semplice lottatore di muay thai, Tong Po diventa un signore della droga in questo quarto film, con addirittura un piccolo regno in Messico con tanti uomini al suo servizio. Tutta questa trasformazione nasce dalla semplice esigenza di gettare le basi per un remake de “I tre dell’Operazione Drago” (1973), e quindi serviva un potente criminale la cui organizzazione viene distrutta dall’eroe di turno.

L’eroe di “Kickboxer 4” è ovviamente David, che viene contattato dall’odiata polizia perché si infiltri di nascosto nell’organizzazione di Tong Po con la scusa di partecipare all’annuale torneo di arti marziali indetto da questo. In realtà il torneo serve al criminale per reclutare uomini validi per il suo esercito personale. La storia quindi prosegue ricalcando il film classico con Bruce Lee, dando vita però a gustosi combattimenti. Malgrado venga sconfitto per la terza volta, Tong Po rimane in vita e se la dà a gambe levate: chissà che in futuro non torni di nuovo!

 

Malgrado David sia rimasto in vita per ben tre film (molto di più dei suoi sfortunati fratelli!) troverà la morte prima degli avvenimenti di “Kickboxer 5”. Qui infatti un suo caro amico riceverà la notizia della fine totale della famiglia Sloan (a meno che in futuro non esca fuori qualche altro fratello!), e neanche a dirlo decide di vendicare l’amico. Il film in realtà serve da palestra d’allenamento per il giovane Mark Dacascos, che in quel periodo sta interpretando alcuni ruoli a forte valore marziale (i quali però verranno subito abbandonati). A parte alcuni combattimenti ben coreografati e ben eseguiti, e malgrado la qualità tecnica nettamente superiore ai precedenti citati, “Kickboxer 5” rimane un film assolutamente dimenticabile, ma serve comunque da lapide sulla saga della famiglia degli Sloan, costituita da grandi lottatori ma con decisamente poca fortuna nella vita.

 

Filmografia

Tutti i film citati sono usciti in edizione home video italiana, edizione a cui fanno riferimento le locandine mostrate. Di seguito si riportano i dati originali.

 

* Kickboxer (1989), di Mark DiSalle e David Worth, DVD Eagle Pictures

* Kickboxer 2 - The Road Back (1991), di Albert Pyun

* Kickboxer 3 - The Art of War (1992), di Rick King, DVD Eagle Pictures

* Kickboxer 4 - The Aggressor (1994), di Albert Pyun, DVD Legocart

* Kickboxer 5 - Redemption (1995), di Kristine Peterson