“Ritorno nella valle degli angeli” è una storia di sradicamento e di riappropriazione delle radici più nascoste. Perché la scelta di questi temi?
Beh, scrivere una storia per quel che mi riguarda non è mai una scelta pianificata in partenza. A volte sono immagini, suggestioni, anche semplicemente suoni e parole che danno origine a un racconto. In questo caso tutto è partito da un viaggio in automobile, dentro una Lucania misteriosa, che alternava vallate verdissime a piccoli paesi inerpicati sulle montagne. In quel viaggio non ho incontrato quasi nessuno. Mi è sembrato il luogo ideale, quasi una metafora, per raccontare lo spaesamento del ritorno e il percorso difficile dentro i tracciati imprevedibili della memoria.
Da una parte la descrizione di piccoli gesti quoditiani che raccontano pensieri e emozioni dei personaggi in un’atmosfera sospesa. Dall’altra il controcanto dei paesaggi della sua terra, bella e misteriosa. Entrambi metafore?
Ne parlavo prima, forse si. Questa è una storia che parla di ritorni e partenze. Io ho provato a raccontare due vite di una stessa persona. Vincenzo, il protagonista, ha abbandonato la sua terra di origine molto giovane, vive negli Stati Uniti. Un’esistenza risolta, carica di soddisfazioni e di stimoli. Poi c’è l’altra vita, il suo passato, custodito in un cassetto remoto della memoria. Il suo, temporaneo, rientro in Italia crea un corto circuito. Le due vite si confondono, si mescolano, dando origine a un conflitto.
Il linguaggio che utilizzi sembra il più adatto per descrivere i movimenti dell’anima. E’ frutto di un tuo personale training oppure è del tutto naturale?
Non lo so se è il più adatto, ma ti ringrazio. Il linguaggio è il risultato di componenti diverse, evidentemente. Bisogna, in generale, provare a parlare con il suono della storia. Ogni storia ha un suono diverso. Credo che sia necessario lasciare andare il racconto e poi lavorare sulla sottrazione dei pesi narrativi. È un processo che va affrontato con pazienza, senza fretta.
Hai mai pensato di tentare la strada del noir?
Non parto mai dall’idea di scrivere una storia di genere. Alla fine nei miei romanzi, come in quest’ultimo, c’è sempre qualcosa che ha a che fare con il mistero, con la paura. Adesso sto scrivendo cose nuove, raccogliendo materiali, abbozzando percorsi. Uno di questi mi sembra che porti in una direzione decisamente più “nera”.
Quali i tuoi progetti letterari futuri?
Ho appena finito di scrivere un testo per il teatro che metterò in scena nella tarda primavera, il protagonista sarà Paolo Bonacelli. Poi mi piacerebbe scrivere una storia per ragazzi. Magari anche illustrandola. E contemporaneamente, come dicevo, scrivo una storia di segno opposto, provando a esplorare atmosfere e intrecci differenti, più cupi. Ma non ho fretta, lascio che le storie prendano la loro forma naturalmente.
La passione per i fumetti si concretizzerà in qualche altro grafic novel?
Certo, mi piacerebbe. Il graphic novel richiede tempi lunghi e applicazione quotidiana, quindi bisognerà trovare il periodo adatto. Ma credo che prima o poi accadrà.
Grazie a Francesco per la grande disponibilità e …al prossimo romanzo.
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