Ci piace avere paura. In una forma o nell’altra il racconto ‘gotico’, la fiaba oscura da raccontare intorno a un fuoco facendo attenzione a cogliere ogni ombra e ogni rumore per inserirli nelle nostre personali ‘strade nell’inconscio’ della narrazione, resta una costante. Romanzi. Fumetti, film, racconti orali. Ultimamente vedo, negli scaffali e al cinema, un gran numero di storie di vampiri che sono un po’ un classico del genere sin dai tempi di Stoker e Le Fanu. Oggi, ahimè, li si mescola ai vangeli ( non parlo quasi mai male di un libro ma ‘Il vangelo dei vampiri’ con Caifa primo vampiro che vuol bere il Sang Real portato dalla Maddalena in Francia l’ho trovato una suprema... belinata nel concetto e nella banalissima stesura),li si associa a pruriti adolescenziali, insomma la moda impone che si mescolino i generi- che di per sé non sarebbe poi male- ma questa commistione tra il filone ‘ templare nero’ (che ci assillerà finché continua la moda Dan Brown) e il famigerato’ vampiro –moccia’ creato per ingrifare le ragazzine, proprio non mi va. E in un panorama editoriale dove mi sembra che la ripetizione vinca sull’originalità un sano ritorno alle origini, magari con guizzi di modernità, è auspicabile. Quando mi proposero di tradurre il romanzo di Christopher Golden ‘Baltimore o il tenace soldatino di stagno e il vampiro’, accettai subito. Le immagini di Mike Mignola rimandavano alla saga di Hellboy da sempre uno dei miei preferiti. Poi il racconto aveva qualcosa, sin dal riferimento più che marcato ad Andersen e alla sua celebre fiaba del soldatino di stagno, che mi lasciava presagire una lettura stimolante. E così è stato. Il volume, uscito da poco in libreria negli Oscar, illustrato e a prezzo accessibile, ha uno schema ottocentesco. È un romanzo di racconti. C’è una lotta contro il Male supremo, che può essere il vampiro ma anche un demone che prende varie forme nel corso di epoche e tradizioni, ma anche un consesso di uomini tormentati. Prima di affrontare il Male che sta cancellando ogni umanità dalla terra, scatenato sui campi di un conflitto mondiale che solo apparentemente è quello del 15-18 e si diffonde come l’influenza spagnola, i nostri eroi si ritrovano. Aspettano il mitico Baltimore, soldato con la gamba di legno, tenace e tragico nel suo desiderio di vendetta. Cacciatore di vampiri implacabile e non certo affascinante ma carismatico. E i tre uomini che lo attendono, un medico radiato dall’ordine, un marinaio greco e un inglese dal viso sfigurato dalle fiamme, hanno tutti da narrare un incontro con il Male supremo - non necessariamente vampirico- ma che li rende atti a credere alla storia di Baltimore e a confrontarsi con l’essere demoniaco da cui tutto è iniziato. E così la vicenda procede con un passo lento ma mai noioso, alternando momenti legati alla tragica vicenda di Baltimore a narrazioni che ci rimandano ad altre leggende, a mostri nascosti nei laghi, città ammantate da malefici, isole perdute nella bruma. E su tutto incombe un mondo che va spegnendosi. Un’interpretazione del vampirismo moderna e tradizionale al tempo stesso. Un libro che ha il pregio di tutte le storie più riuscite del terrore. Non solo suscitare paura per l’ignoto e l’immediato ma recupera timori da un inconscio collettivo, nato dai racconti dei vecchi, dalle tradizioni, dalle cose cui nessuno presta fede perché ritenute impossibile. C’è in questo romanzo un’atmosfera che rammenta i migliori film Hammer ma anche racconti come il monaco, ‘Il castello d’Otranto’ e al tempo stesso evoca la saga di Brian Lumley sui ‘Wamphiri’ che resta una delle migliori opere gotiche (ingiustamente bistrattata in Italia salvo una edizione economica di ‘Necroscope’ in Bompiani)degli ultimi decenni. È ancora possibile raccontare storie gotiche, possibilmente brevi, restando fuori dai binari tracciati dal marketing’ io credo proprio di sì. Magari mescolando generi e ripescando spunti non solo dal filone. L’intuizione migliore di ‘Baltimore’, dopotutto, resta quella di ripescare Andersen. Il riferimento alla grande guerra, all’influenza spagnola vi si incastrano perfettamente. Ma molte e molte occasioni si possono chiamare a raccolta per altre narrazioni. Ogni paese ha una sua mitologia e non è un caso che molti scrittori stranieri abbiano ripescato l’Italia con i suoi paeselli arroccati sulle montagne, i castelli pieni di mistero, monaci maledetti. E noi? Io credo ci sia spazio per un gotico italiano con spunti originali e qualcosa lo si è già visto. ‘L’estate di Montebuio’ di Arona ne è una bella declinazione ma anche la leggenda di Melissa e il suo anomalo parto ‘Bad Prisma’ hanno un loro preciso significato; così come le fiabe nere di Barbara Baraldi(‘La collezionista di sogni infranti’ e ‘ la casa di Amelia’) per non dimenticare un bellissimo romanzo di Cristiana Astori che ho letto in anteprima e spero vivamente abbia presto l’occasione di vedere le stampe. Alla fine tutto è permesso per creare ansia e suggestione. Magari anche concedersi una cavalcata nel territorio del western americano e popolarlo di inquietudini tutte italiane. E, a proposito di ripescaggi, ho trovato in una libreria americana, a un prezzo veramente basso ‘Dracula the Un-dead’ di Dacre Stoker..ambientato nel 1912, il bisnipote di Harker assiste (ignaro del passato di famiglia) a una rappresentazione teatrale curata dallo stesso Bram Sotker del celebre romanzo e tra le brume londinese l’avventura riprende...
042 Scrivere il gotico
Baltimore e il vampiro
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Rubrica Colpo in Canna
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