Dopo aver fatto a pezzi il cadavere, mettevo la caldaia sul fuoco la sera, alle 19, e per tutta la notte la lasciavo andare, fino alle 4 del mattino. Il calderone conteneva chilogrammi di soda caustica in ebollizione, I pezzi non adatti alla saponificazione o li versavo un po’ nel gabinetto o un po’ nel canale che scorre vicino a casa mia. Finita l’operazione, mi accorsi che nel sapone c’erano dei pezzi più duri. Erano delle ossa che non ero riuscita a saponificare… Il sangue, di solito, lo univo a marmellata, con cioccolato, aromi di anice e vaniglia, oppure garofano e cannella. Qualche volta, in queste torte che offrivo alle mie visitatrici, ci mettevo anche un pizzico della polvere ricavata dalle ossa delle morte… (testimonianza resa da Leonarda Cianciulli, durante il processo)

 

35 crimini in successione cronologica. 35 vicende di donne assassine, attraverso 4 secoli.  Storie torbide, in cui la protagonista non è sempre stata riconosciuta come colpevole effettiva.

Episodi accompagnati da viva eco destata nell’opinione pubblica, dall’Europa agli Stati Uniti: dalla contessa ungherese Bàthory, seviziatrice di centinaia di vergini, agli inizi del ‘600, alla contessa Linda Murri, figlia dell’illustre medico Augusto e presunta uxoricida nella Bologna bene dei primi del ‘900; da Catherine Hayes, l’ultima donna inglese arsa viva sul rogo per l’omicidio del marito, a Leonarda Cianciulli, la sinistra “saponificatrice” di Correggio.

Cinzia Tani scava nell’animo femminile e costruisce una storia gialla per ciascuna vicenda. Con tono distaccato e asciutto, dà vita a passioni morbose, rituali macabri o fobie omicide. Assassine: un’antologia al limite dell’inverosimile, con un denominatore comune: ogni riferimento a fatti avvenuti e persone esistite è rigorosamente reale.