Già, chi l'ha rubata?…
Chi ha rubato la testa di zio Tobias? di Jonathan Latimer, Mondadori 2009.
Peter Coffin, trentadue anni, professore associato di storia inglese presso la Coles University, sua dimora a Colesville, viene chiamato da zio Tobias per una classica riunione di famiglia. Camminata gotica lungo le sponde di un lago: rumori, paura, palude, pericolo, visione di un pazzo. Arisiamo nel più classico dei classici. Cambio di rotta di un testamento, conseguente brutta fine di zio Tobias (ma chi gliel'ha fatto fare di cambiare testamento!). Una fine non proprio di tutti i giorni, perché gli portano via la testa (tanto per gradire). L'assassino è il pazzo che sta fuori o uno della famiglia che sta in casa?
Oltre al testamento c'è pure di mezzo una bella assicurazione. Qualcuno sospetta, ha visto qualcosa di inquietante ma non lo dice. Conseguenza: vola un'altra testa e non si sa dove sia andata. Arriva il vento che si lamenta come una tigre affamata, urla e ruggisce, di seguito il temporale e il lago che fa un casino del diavolo. Arriva pure lo sceriffo e un detective della compagnia di assicurazioni, più precisamente il colonnello Jarvis Black "dall'aspetto mefistofelico". Un po' di simpatie che scattano nel maschietto Peter: per Leslie con i suoi grandi occhi grigi, la schiena snella, i capelli ondulati e il collo lungo e per Joan con "la curva morbida del suo collo e della schiena nuda". Cuore che batte a mille e crampi allo stomaco. Aggiungo l'incombere di una presenza minacciosa sulla casa, puzza di cloroformio, grida, telefono sotto controllo e fanno capolino pure gli scacchi (quando ci sono li cito sempre).
Tutti gli elementi di un tipico romanzo gotico compenetrati con quello classico ad enigma più la storiella d'amore. Soluzione finale complessa (altrimenti non ci si diverte), con qualche punto da chiarire.
Latimer sa, all'interno di uno schema acquisito da tempo, come tenerci attaccati alla storia.
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