«Sono preoccupato. Non solo per l’entità della presenza criminale nei nostri territori ma soprattutto dell’assenza di informazione adeguata nell’opinione pubblica. Un paese che ignora quanto sta accadendo è debole e impreparato. La consapevolezza invece è un’arma temibile in grado di cambiare la realtà.» (Massimo Carlotto)
Hai viaggiato e vissuto molto all’estero, sei tradotto e conosciuto in diversi paesi. In che cosa, questo contatto col mondo, ti ha arricchito personalmente e professionalmente?
Non riesco a vivere senza viaggiare. Essere “altrove” mi permette di pensare alle mie storie con la giusta distanza e di riflettere con maggiore pacatezza sollecitato da stimoli di culture diverse. Inoltre confrontarmi con editori e lettori stranieri permette di ragionare sul proprio lavoro a partire da percezioni molto differenti delle storie e dei personaggi.
“L’amore del bandito”, appena uscito per Edizioni e/o, si può definire un noir di malavita e d’amore?
E d’inchiesta. Diversi piani narrativi che si fondono in un romanzo che vuole fare il punto sulle infiltrazioni mafiose nel Nordest italiano. Ma tutti, buoni e cattivi, amano e sono amati e per me è stata l’occasione per creare un intreccio dove tutti alla fine sono costretti a scegliere per “amore”.
L'intervista integrale in rubriche/8734
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