Scrivere di spionaggio non è facile. Più che per il noir puro è necessario conoscere l’evoluzione del genere e le sue opere principali. Trovate, situazioni, intrecci come dicevamo non sono mai originalissimi in quanto tutto è già stato un po’ trattato. L’importante è come si racconta una storia. Ma in un genere che richiede un certo ‘ format’ come lo spionaggio conoscere le basi ci eviterà di... scoprire l’acqua calda.
Principalmente la spy story è legata all’epoca in cui viene raccontata. Se vogliamo possiamo annoverare nei romanzi di intrigo politico persino i tre Moschettieri. I rapporti politici tra Francia e Inghilterra, l’inghippo dei diademi sottratti alla regina, la stessa Milady che è una grandissima figura femminile di spia e persino i moschettieri possono essere letti come agenti segreti ante litteram. Di fondo però è con l’inizio del ventesimo secolo e la situazione politica tra i grandi imperi, la minaccia asburgica,che il racconto di spionaggio trova la sua ideale collocazione. L’affare Dreifuss, Mata Hari sono eventi di cronaca ma le brigate del Tigre affrontavano non solo gli anarchici della banda Bonnot ma anche astute spie austriache così come Holmes e Lupin dovevano vedersela con intrecci di corte. Armi strane e innovative, pian strategici. È la base dello spionaggio. Non per nulla i grandi servizi, quello inglese e quello prussiano, hanno avuto origine alla fine del diciannovesimo secolo. Lo spionaggio di guerra tende a raccontare storie strettamente legate a operazioni belliche. Il classico fulcro di queste avventure ambientate durante il secondo conflitto mondiale è la data dello sbarco in Normandia ma anche altre operazioni clandestine, legate o meno ai movimenti di resistenza trovano spazio nella spy story. Decidere se occorra spostare le truppe su un fronte o su un altro (il famoso caso Sorge la spia russa che scoprì i piani del Giappone riguardo a un eventuale intervento militare in Russia), il blitz per eliminare un generale particolarmente pericoloso(bellissimo ‘ Uccidete Rommel’ di Pressfield che è più un romanzo di guerra ma richiede sicuramente una base di intelligence), le trame con la mafia per preparare lo sbarco in Sicilia o persino strane manovre dell’Ovra in America. E poi ci sono le famose operazioni dei commandos narrate da McLean volte alla distruzione di particolari basi od obiettivi. Qui spesso si intreccia lo spionaggio bellico e avventuroso che propone l’azione di un gruppo di uomini(o anche di donne come si vede nelle gazze ladre di Follett e nell’ottimo sceneggiato ‘Le femmes dans l’ombre’ con Sophie Marceau inedito in Italia) a complicati giochi di inseguimenti e agenti doppi tra spie naziste e alleate. La cornice che conferisce un particolare sapore a queste vicende e spesso ne influenza l svolgimento è quella del mondo in guerra. Il mercato nero, i bombardamenti, i partigiani, la necessità di decrittare in tempo un codice nemico. Sono tutti parametriche, assieme a una tecnologia limitata a particolari condizioni del ‘ campo di gioco’ contribuiscono a creare l’impalcatura del romanzo di intreccio distinguendolo da quelli ambientati in epoche diverse. Se l’idea dell’eroe solitario,, del tradimento continuo, della donna maliarda o eroica,del nemico implacabile,della fuga, del sotterfugio restano simili è il contesto che contribuisce a mutarli e adattarli creando una sorta di sottofilone.
La guerra fredda apre un’epoca nuova in cui si mescolano tanti e tali elementi da favorire una fioritura della spy story a tutto campo. Se la caccia al nazista, la fuga dei cervelli tra Est e ovest, l’intrigo classico di spie infiltriate alimenta un genere che avrà in le carré forse il suo miglior interprete, le eco della guerra, la scoperta di location esotiche ma anche il boom economico, la tecnologia e soprattutto gli impieghi della radioattività permettono al genere avventuroso di trovare argomenti per storie appassionanti. La spy story si divide qui più nettamente in due sentieri. Uno più cupo e legato a tematiche noir. L’altro portato all’azione, al glamour,a gadget tecnico fedele compagno del’agente. Chi non ricorda l’agente Sterminio Nick carter con la sua Luger, la pallina infilata negli slip capace di liberare un gas venefico potentissimo e lo stiletto affilato quanto micidiale? La tecnica al servizio della virilità. L’eroe dello spionaggio avventuroso(da 007 a Matt Helm, da Sam Durrell a OSS117)si servono di macchine truccate, armi nascoste, tecniche marziali ma restano sempre uomini duri. Volitivi, seduttori, indipendenti. Avventurieri più che spie, diventano dei detective- cowboys che lasciano il lavoro della spia ai comprimari. Le loro controparti, per quanto agguerrite come divevamo nella puntata scorsa, invece si consumano tra palazzoni, incontri notturni, vivono in un mondo popolato di illusi, di fanatici, di torturatori e torturati. È un mondo strano quello delineato dalla spy story di questi anni. vi convivono pazzi desiderosi di conquistare il mondo, basi segrete e tecnologie da fantascienza e storie squallide di ricatti, tradimenti e meschinerie. Ombre e nebbie londinesi, mitteleuropee e panorami tropicali incontaminati. Curiosamente la politica è, in entrambi i casi, quasi sempre un pretesto. Forse il magnate che vuol distruggere l’economia occidentale è un agente dei russi o dei cinesi ma quasi mai è un comunista convinto. Al tempo stesso defezionisti e agenti doppi sono così presi dal complesso meccanismo del tradimento, dalla necessità di coprirsi prima di tutto le spalle da non aver tempo per discutere di diritti umani e ideali politici. Anche quando il terrorismo comincia ad affrontare nelle cronache e rimbalza nei romanzi(quelli di De Villiers in particolare che lancia una riuscita formula che mescola avventura e cronaca) l’interesse è sempre focalizzato sull’atto terroristico da sventare, il super bombarolo apolitico da catturare. È l’era di Carlos lo Sciacallo, personaggio ambiguo nella realtà quanto nella fantasia letteraria. Robert Ludlum lo trasforma in un abilissimo killer a pagamento che poco a a che fare con il vero Ilich Ramirez Sanchez. Lo spettro del terrorista in vendita, che agisce come un doppio dell’eroe, altrettanto abile, spietato e disinteressato alla politica, diventa una delle caratteristiche del filone. Così nell’invenzione narrativa anche l’IRA, l’OLP e altri movimenti terroristici reali assumono caratteristiche... romanzesche che permettono agli autori di avvincere un vasto pubblico con l’atmosfera, i colpi di scena e tutto un repertorio di emozioni provocate che non toccano mai le convinzioni politiche reali del lettore. E questa situazione si trascina sino al 1989 quando il Muro di Berlino crolla e si trascina dietro la vecchia Unione Sovietica e i suoi apparati spionistici tanto cari agli scrittori di questo periodo. Ma se il mosaico si spezza, i singoli tasselli rimangono lì’, al loro posto in attesa che qualcuno ricomponga l’immagine e ridia inizio al gioco.
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