Augusta Falls è una placida e sonnolenta cittadina rurale della Georgia, nel 1939 le vite degli uomini scorrono tranquille seguendo i ritmi delle piantagioni, solo in lontananza si odono gli echi di quello che sta accadendo in Europa, di Hitler, della Polonia, degli ebrei. L’esistenza di tutti scorre serena e ovattata sotto un invisibile campana di vetro fatta di giorni e luoghi sempre uguali. Trascorre immota e ruvida anche l’esistenza di Joseph Calvin Vaughan, un ragazzino di dodici anni, che ha da poco perso il padre e che da poco ha capito di essere innamorato della signorina Webber, la sua maestra. Ma all’improvviso questo placido fiume fatto di gioie e dolori rompe gli argini, questa impalpabile campana di vetro va in frantumi: perchè abbandonato nelle campagne intorno ad Augusta Falls viene ritrovato il corpo senza vita di Alice Ruth Van Horne, una bambina di nove anni. E’ l’inizio di un incubo che travolgerà uomini e luoghi. Negli anni le atroci morti delle bambini si susseguiranno implacabili, le loro vicende si intrecceranno sempre più nell’esistenza di Joseph, che lentamente attraverso dolori e amarezze si trasformerà in un uomo, in uno scrittore, in un testimone del dolore e della verità. Ma alla fine tutto si ricomporrà in un finale di tragica bellezza in cui i fantasmi del passato troveranno il loro posto in un nostalgico presente.

Queste sono le vicende de La voce degli angeli di R. J. Ellory, che è stato da poco pubblicato dalla Giano editore nella ricercata e raffinata collana nerogiano.

Il romanzo di Ellory parte in sordina, sembra la solita storia di arretratezza e violenza ambientate nel sud dell’america retrogrado e razzista, ma lentamente, pagina dopo pagina, le cose cambiano e la scrittura del romanzo esplode. Di fronte agli occhi del lettore si dispiega una vicenda, complessa e meravigliosa, fatta di amore e odio, vita e morte, dolore, gioie, speranze, nostalgia, rancori. Si assiste alla crescita fisica e spirituale del giovane Joseph che da insicuro ragazzino si vedrà costretto ad affrontare prove terribili, che lo segneranno per tutta la sua esistenza, e che lo trasformeranno in un uomo disposto a tutto per la ricerca della verità.

La scrittura di Ellory è strepitosa. Ricercata e complessa senza essere pesante. Si dipana attraverso un ritmo falsamente lento e passo dopo passo avvolge completamente il lettore, imprigionandolo, incatenandolo alla pagina, si diventa parte integrante del romanzo, si diviene protagonista fra i protagonisti, si è a fianco del giovane Joseph attraverso le sue dure prove e si rimane stupefatti dalla profondità e dalla sensibilità del narrare dell’autore, che senza alcun pudore affronta qualsiasi dolore e lo trasforma in parole e frasi intrise di una struggente nostalgia, di un’incontenibile e meravigliosa malinconia.

Quello di Ellory è un libro, che travalica qualsiasi genere, usa perfettamente gli schemi e le forme del thriller, ma in realtà parla di uomini, vita ed esistenza.

Non si tratta di un ottimo thriller, ma di… un grande romanzo!