La tua attività in televisione prosegue ormai da qualche anno. Mi riferisco agli appuntamenti che in molti hanno seguito de L’Italia allo Specchio, ma anche a RAI Notte (che ripartirà in ottobre) con Gabriele La Porta. Il tuo ruolo è  più di giornalista, di opinionista, o entrambe le cose?

Opinionista direi. Anche perchè giornalista non sono. Sono due frequentazioni televisive piuttosto distanti tra loro. L’Italia allo specchio, (che però tornerà a chiamarsi L’Italia sul due con Infante e la Bianchetti, dopo l’inattesa eliminazione di Francesca Senette) è in diretta da Milano e in quella trasmissione sono stato chiamato a commentare inchieste giudiziarie d’attualità. E il ruolo di chi scrive, a mio parere, in certi programmi, dovrebbe essere quello di mantenere il filo della storia e il codice narrativo della stessa. Non tanto quello di addentrarsi in giudizi o “pre sentenze” azzardate. Credo di esserci riuscito. A Inconscio e magia con il professor Gabriele La Porta, che invece registriamo a Roma in via Teulada, si parla di Poesia e di Bellezza. A caldo, senza uno straccio di copione e con argomenti a sorpresa. Così vuole il Maestro.

Scegli: Rai 3 ti propone di condurre un programma per bibliofili a tempo indeterminato o una grande casa editrice ti propone un contratto trentennale per tutti i libri che scriverai, con tanto di traduzioni in giro per il mondo.

La risposta è scontata: la scrittura prima di tutto. Poi viene tutto il resto di conseguenza. Se mi chiamano in televisione però, sia in programmi cosiddetti nazionalpopolari, che di nicchia, ci vado volentieri. E ci andrebbero in molti. Soprattutto quelli che criticano coloro che ci vanno. Ecco, quelli ci andrebbero gratis. E su un piede solo.

Sei anche direttore artistico, e conduttore di eventi (alcuni dei quali riuscitissimi, come festival Diciottoeventi, un’estate a Salsomaggiore e dello Psicofestival di Fidenza). Come funziona, hai un ufficio stampa, sei tu l’ufficio stampa di stesso, quali talenti occorrono per radunare e coinvolgere pubblico e artisti? 

Non so quali siano i talenti necessari, ma sicuramente gli ospiti li scelgo io, e sono tutti amici miei. Chi non lo era lo è diventato nel corso della manifestazione. Si è creato un bel gruppo e un buon format (questo lo devo anche alla frequentazione di Gabriele La Porta che mi ha insegnato diverse cosucce). Non ci sono trucchi, semplicemente, io amo la gente che invito. Non collaboro mai con le persone per secondi fini, cosa che capita spesso oggigiorno, e se collaboro con un artista, con un autore, è perché lo stimo. Chi mi sta sui coglioni non lo frequento perché non ne sarei in grado. Ecco, questo tipo di talento non lo possiedo proprio. E sarebbe così utile con i tempi che corrono. L’ufficio stampa è a parte, abbiamo inoltre diversi giornali e riviste, che collaborano perché hanno sposato la nostra causa e i nostri progetti.

Hai scritto per il teatro. Quali sono le tue opere di riferimento?

A teatro amo il classico: William Shakespeare, in primis, e non mi hanno mai entusiasmato le successive rielaborazioni. Diffido, anche se in pochi casi apprezzo, certi laboratori teatrali sperimentali.  Ho davvero adorato il “Don Chiscotte, picaria in cinque atti” diretto da Henning Brockhaus. Ho scritto e diretto “Mille e non più mille” (2002) e “Alla corte di Sancio Panza” (2004). Si tratta di spettacoli teatrali musicali, senza alcuna pretesa accademica, che hanno riscontrato il favore di un piccolo, ma meraviglioso, pubblico, in diverse città: a Torino, per esempio, piuttosto che a Lecce. E poi nella mia dolce Parma, al Teatro delle Briciole.

Cos’ha il teatro che manca alla televisione e viceversa? Come cambia la comunicazione?

Oddio, ci sono belle differenze. Il teatro è un’opinione che parte da chi lo frequenta tanto per cominciare. Non credo che la televisione, anche se in molti lo pensano, funzioni allo stesso modo. In teatro, intanto, è ancora popolare il talento e non penso che si possa dire la stessa cosa riguardo la  televisione, a parte alcuni casi. Inoltre non occorre trovare parcheggio quando si guarda la televisione. E questo rende un’eventuale sfida assolutamente impari.

“Il cielo sotto - viaggio insolito, obliquo e sentimentale nelle terre verdiane” è una raccolta di racconti. Si può dire che è un tributo a Verdi, a Guareschi ma anche, attraverso di loro, a queste terre così suggestive e dense di cultura, nebbie, sapori?

Credo sia più esatto definirlo un “romanzo a cornice” che una raccolta, nel senso che i racconti sono cuciti tra loro e formano un racconto unico che possiede la struttura propria del romanzo breve. E’ senz’altro un tributo a Verdi, a Guareschi e alle terre dalle quali sono stati caratterizzati. E che, alla fine, hanno caratterizzato a loro volta.

Ci dai una dimostrazione di tale densità riportandoci due o tre righe a scelta dall’opera?

(…) Chi crede che la via Emilia sia soltanto una strada che da Piacenza porta al mare di Rimini non ha capito niente di strade e soprattutto non ha capito nulla di Emilia Romagna. La via Emilia è una scuola di pensiero. Una specie di fiume fatto di luce, e anche di asfalto. Ed è il costume di Arlecchino dove, anziché le stoffe colorate, si cuciono insieme le mille vite di mille persone. Con quelle dei loro nonni e dei loro nipoti.  E’ il filo della lavandaia che mette ad asciugare i panni insieme a quelli di tutte le altre famiglie.

Da tanti di quegli anni che non si capiscono più di chi siano quei panni. Allora capita di trovarsi nel letto le coperte di altri. Che una volta non ci si faceva tanto caso ma adesso invece sì. Quindi ci resta solo questa strada. Per farci ricordare chi eravamo. Quando i panni servivano a riscaldare tutti quanti (…)

In “La notte ha sempre ragione” sembra che siano concentrati elementi che caratterizzano la tua poetica, quali il mistero, la bellezza, la notte, il vino come metafora di un piacere della vita che accosta al sublime (anche se si consuma al bar). Dimmi se e così.

Direi che hai colto il senso della mia scrittura e te ne rendo merito. In “La notte ha sempre ragione”(ambientato a Salsomaggiore Terme durante lo svolgimento di Miss Italia) provo a dimostrare, nella miseria delle mie capacità intellettuali e letterarie, che la Bellezza non può essere uccisa dall’Orrore quanto dall’idea falsata che conserviamo oggi della Bellezza stessa. E il concorso di Miss Italia né è un segno molto preciso.

Quanto conta la musica nella tua vita?

Quasi quanto il cibo, credo, e ne sono ghiotto in eguale misura.

Che genere/i di musica?

La musica è, come altre Arti, ma in maniera forse ancora più diretta e invasiva, una specie di catalizzatore di emozioni. Crea stati d’animo. Quindi dipende da come sono “messo” quel giorno o quell’ora. A volte ho urgente bisogno di Vivaldi o di Mozart. Talvolta dei Sex Pistol oppure dei Rolling Stones. Quasi sempre di Paolo Conte.

Nel 2010 uscirà il nuovo romanzo con Mursia Editore: ci anticipi qualcosa?

Si tratta di quattro storie che si intersecano tra loro per una intera notte, dall’aperitivo serale alla colazione del giorno dopo, confluendo in un unico sistema narrativo. Sentivo di dover parlare di provincia emiliana, ma anche del centro di Milano. Di vecchi partigiani, ma anche di travestiti. Di artisti, di emigrati albanesi e di giovani “prodotti” locali, degenerazione oramai aberrante del tramontato mito dei “Vitelloni” di Fellini. Questo romanzo, dal finale allegorico/catastrofico, me lo ha concesso in un’unica soluzione.

Biblio

Romanzi

Malvasia Tropicale. Parma, Battei, 2006  

La notte ha sempre ragione. Lugano, Todaro Editore, 2007

Il cielo sotto - viaggio insolito, obliquo e sentimentale nelle terre verdiane. Piombino (LI), Il Foglio Editore, 2008

Questo sangue - l'ultima rapina di Luciano Lutring. Lainate (MI), A.Car Edizioni, 2008.  

Racconti

Cinghiali, in Gli occhi dell'Hydra. Domino Edizioni 2007

Progetto Atlantide, online su Bologna La Repubblica.it (http://bologna.repubblica.it/dettaglio/articolo/1355209). 2007 Alice, in Tutto il nero del ducato. Eumeswil - Sottovoce Editore 2008

Passo Lento e Domani guadagnerò un altro confine, in Pagina della Cultura su La Gazzetta di Parma, 2008

Lambrusco nero, in Delitti di vino Todaro Editore, 2009

Teatro:

Mille e non più mille (2002)

Alla corte di Sancio Panza (2004)

Reading

Malvasia Tropicale (2006) testi di Andrea Villani, musiche di Fabio Frambati Jazz Quartet e diaporama di Lorenzo Davighi

Noir Tropical Reading (2009) testi di Andrea Villani, Musiche di Flavio Ferri (Delta V) e istallazioni video di Lucia Leuci