Quanti block-buster ci vogliono per distruggere un regista? Uno? Due? Tre? Magari neanche uno visto che frotte di registi si autodistruggono da soli…
Be’, Sam Raimi è passato indenne attraverso tre Spiderman ed è ancora lui.
Drag me to Hell è il film più “cattivamente” sano in circolazione, dove i cattivi, le banche cioè con i loro emissari, fanno la fine che milioni di risparmiatori ridotti sul lastrico dallo scandalo dei titoli subprime vorrebbero facessero. Quale? Quella di finire all’inferno dove “…sarà pianto e stridore di denti”.
Christine (Alison Lohman), manager wasp rampante con il miraggio di una promozione da ottenere a colpi di spietate decisioni, rifiuta la dilazione nella rata di un prestito alla signora Ganush (Lorna Raver), Mal gliene incoglie visto che questa ultima altro non è che una strega in grado di scatenarle addosso una maledizione con tanto di lamia che inizia a perseguitarla.
Sangue a fiotti, mosche prima ingoiate e poi espulse nel momento meno opportuno, vermi, liquidi corporali da decomposizione, una lotta nell’abitacolo di un'auto vicino all’indimenticabile.
Gli effetti speciali saranno pure digitali, ma nel complesso l’effetto voluto è sfacciatamente retrò, insomma La Casa e non Spiderman, così come la paura che fa capolino dallo schermo e che fa saltare sulla sedia, una paura antica e genuina ottenuta in questo caso attraverso la via più complicata, quella riservata solo ai grandi, quella della regia (inquadratura, movimenti di macchina, montaggio).
Chapeau…
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