Nel periodo che seguì gli Anni di piombo, alcuni autori italiani tentarono la via della narrativa di genere, in particolare la spy story, per trattare argomenti ancora “caldi”. Nel 1980, la Rizzoli pubblicò Il vomerese, di Attilio Veraldi: a memoria, direi il primo romanzo italiano incentrato sul nostro terrorismo. Troviamo ancora servizi segreti, terrorismo eversivo, e un “Grande Vecchio” manipolatore in Massacro per un presidente (Mondadori, 1981), firmato da Diego Zandel. Agave (Rizzoli, 1981), con una storia incentrata soprattutto su servizi e traffici d’armi, di Andrea Santini e Massimo Felisatti, tra le altre cose anticipa lo scandalo della P2. Più avanti, con lo pseudonimo di Jules Quicher, arriva il giallista Loriano Macchiavelli: in Strage (Rizzoli, 1989) si parla dell’attentato nella stazione di Bologna, al quale segue Funerale dopo Ustica (Rizzoli 1990). Piero Soria, con Colpo di coda, di lì a poco chiude (solo in un certo senso) il ciclo.
La spy fiction italiana, pur non avendo mai rinunciato a giocare anche sui campi di fuoco nazionali, è tornata però solo di recente a rilanciare alla grande quello che potremmo definire il thriller politico italiano. Un esempio ci è stato dato tra il 2008 e il 2009 da Stefano Di Marino, che per la Mondadori edicola ha redatto una corposa una trilogia nera, quella di Montecristo, al suo solito traboccante solida azione, ma che nel contempo ipotizza una ragnatela tumorale di torbidi intrighi il cui centro è nell’anima stessa del nostro paese.
Nel 2006, però, un piccolo editore di Orbetello (Effequ), lanciava un romanzo d’esordio che (con spirito e stile attuali, a tratti fumettistici) riprendeva un’eredità lasciata in qualche modo in sospeso, ripartendo però non già dai fatidici Anni di Piombo, bensì dall’inizio degli anni 50: da una nazione segnata dagli strascichi del fascismo e della lotta partigiana, della guerra e di chi ne emerse vincitore, del nuovo ordine mondiale – e di conseguenza nazionale - che seguì il conflitto. La trama arrivava sino alla strage di Piazza Fontana e alla successiva morte di Giangiacomo Feltrinelli (o meglio, di un suo omologo nella fiction narrativa) Confine di stato, questo il titolo (rimarchiamolo; di grande impatto!) del romanzo in questione, costituiva l’opera prima di un giovane di Novara: Simone Sarasso. Il libro fu presto riproposto da Marsilio. Ed ora (fino alla fine di agosto: vale la pena affrettarsi) abbiamo la possibilità di acquistarlo anche in edicola, come speciale estivo della collana Segretissimo.
Simone, bentornato su ThrillerMagazine. E benvenuto in “Spie nel mirino”. E’ un piacere aprire un nuovo dossier “Segretissimo italiano” a tuo nome...
E’ un onore per me pubblicare nella storica collana mondadoriana. Un onore doppio, direi: in primis perché CONFINE DI STATO esce proprio per SEGRETISSIMO e veste la classica livrea nera della serie. Et in secundis perché ho la fortuna di pubblicare sotto la direzione di Alan D. Altieri, l’araldo dell’Apocalisse, uno dei miei numi tutelari.
Allora: qual è stata la molla che ti ha spinto a... passare il ”confine di stato”?
L’indignazione, senza dubbio. Centinaia di morti innocenti e centinaia di processi senza nessun colpevole dietro le sbarre: Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Italicus, Strage di Bologna… i misteri italiani si assomigliano tutti: nessuna giustizia per le vittime. È stata proprio la voglia di dare nome e volto a un colpevole (un colpevole qualunque, il colpevole assoluto) che mi ha spinto alla costruzione dell’universo della mia “Trilogia Sporca”.
2006: “Confine di stato” esordisce per Effequ. 2007: viene ristampato da Marsilio. 2009: arriva anche in edicola, come speciale Segretissimo. Tre vite in un lasso di tempo relativamente breve. Succede raramente, per un esordio italiano. Una bella soddisfazione, no?
Una soddisfazione immensa. Conservo ancora alcune copie della primissima edizione e ricordo quando vidi per la prima volta il garage del mio primo editore ingombro di questi volumetti rossi. Li guardavo e pensavo: “Ma chi cavolo se li comprerà tutti ‘sti libri?”
Credevo che sarebbe stato impossibile smerciarne anche solo un migliaio. Scoprire, ad anni di distanza, di essermi sbagliato e realizzare che CONFINE DI STATO – grazie all’edizione Marsilio e a quella Mondadori - si aggira intorno alle quindicimila copie distribuite, è davvero una straordinaria sorpresa.
Gli iter che ti hanno portato ad ognuna delle tre pubblicazioni?
Da Effequ ci sono capitato per caso: correva l’Anno di Grazia 2003 e io, da neolaureato in filosofia (e dunque con una pletora di opportunità ad aspettarlo), bussavo alla porta di qualsiasi casa editrice in cerca di lavoro. Quasi nessuno mi filò di pezza. Fernando Quatraro, direttore editoriale della Effequ, mi chiese di scrivere un racconto per una raccolta. Il racconto (che nei prossimi mesi potrebbe diventare una fiction; Claudia Mori e la sua casa di produzione, la Ciao Ragazzi, ne hanno recentemente opzionato i diritti cinematografici) piacque e mi fu commissionato un romanzo. Quel romanzo era CONFINE DI STATO.
In Marsilio ci arrivai grazie a Valerio Evangelisti. Io e Valerio non ci conosciamo personalmente, ma nel 2006 gli capitò di leggere CONFINE e lo fece recensire per Carmilla. Jacopo De Michelis, direttore della narrativa italiana in Marsilio, mi propose di acquistare i primi due volumi della trilogia e io – entusiasta – accettai.
L’offerta dell’edizione SUPERSEGRETISSIMO Mondadori arrivò l’anno scorso, direttamente da Altieri: rifiutare era impossibile.
Tra un’edizione e l’altra, ci sono delle differenze?
Qualcosa cambia sempre: l’edizione Effequ è più snella, ha circa cento pagine in meno delle altre e i titoli di testa (vere e proprie illustrazioni che aprono il romanzo) sono più essenziali. L’edizione MARSILIO è il vero director’s cut: testo esteso (con scene create ex novo) e titoli di testa ridisegnati da zero dal mio socio Daniele Rudoni (colorista della Marvel America).
L’edizione Mondadori è pressoché identica a quella Marsilio, eccezion fatta per i titoli di testa: li abbiamo tolti, i problemi di impaginazione sarebbero stati importanti.
Ci sintetizzi i contenuti e gli obiettivi del romanzo?
CONFINE DI STATO è la storia di tre grandi tragedie italiane: l’omicidio Montesi, la morte di Enrico Mattei e, soprattutto, la bomba in Piazza Fontana. Il filo nero che le lega è la figura di uno stragista: una vera macchina di morte addestrata dai Servizi deviati.
Cito da un’intervista che rilasciasti qualche tempo fa allo scrittore Ettore Maggi: “(...) Il gioco che faccio, nel mix storia/realtà, è sempre lo stesso: prendo informazioni reali e le racconto esasperandone i toni, acuendo le tinte. È un procedimento fumettistico.(...)” Vogliamo riparlarne anche a beneficio dei lettori di ThrillerMagazine?
La rete e la sovrabbondaza di documentazione (su tutto lo scibile umano) che si porta appresso permettono agli scrittori di romanzi storici di andare così a fondo nella definizione del reale, da poter inserire piccolissime variazioni laddove non esistono documenti che raccontino cosa sia realmente successo. Conoscendo i buchi neri della Storia (quella con la S maiuscola), la si può trasformare in narrazione ucronica senza che il procedimento sia troppo evidente.
Per esempio: tutti sanno che qualcuno portò fisicamente la valigetta col tritolo in Piazza Fontana. Nessuno sa però chi si occupò direttamente della cosa: la Storia sa che c’è un colpevole, ma quel colpevole è senza nome. Dare il nome a quel colpevole e farlo agire secondo dinamiche più o meno plausibili, non significa cambiare la Storia, ma adattarla alla narrazione. Il mix vero-falso – se questo procedimento è applicato correttamente dal punto di vista filologico - è molto simile al reale.
In effetti, “Confine di stato” contiene un certo numero di inside jokes e di citazioni di autori di riferimento; fino a che punto per te è lecito riprendere elementi di stile da altri o utilizzare personaggi non esattamente di fantasia?
Non c’è limite, perché le storie, nel momento in cui finiscono sugli scaffali delle librerie (o sugli schermi cinematografici) sono di tutti. La Storia (ancora quella con la S maiuscola) è fatta di Garibaldi, Mazzini e Hitler così come di Pete Bondurant, Beatrix Kiddow e Gunny Highway. Il reale e il fantastico contribuiscono a costruire l’immaginario di ogni generazione. Noi siamo quel che siamo perché durante la nostra vita abbiamo incontrato determinate persone così come determinati personaggi. Quando si scrive un’opera di finzione a fondo storico, si tirano in ballo personalità e personaggi dei tempi che furono. E, quando si vuole forzare un po’ la mano, si confondono un po’ le carte sovrapponendo presente e passato.
A maggio, è finalmente arrivato in libreria “Settanta” (Marsilio), il seguito di “Confine di stato”. Ancora protagonista l’Italia, i suoi drammi, i suoi affari sporchi, i suoi sogni devianti e/o deviati... Trasformati in incubi. E ancora protagonista Andrea Sterling, l’uomo delle missioni sporche e “bagnate”, agente di punta dei servizi segreti (che più segreti non si può), il sanguinoso filo che fa da collegamento, nella tua fiction, ai più tragici misteri nazionali...
Come ho già accennato qualche riga sopra, Andrea Sterling è il filo nero che percorre la trilogia: uno schizzato patologico tramutato dai peggiori apparati dello Stato in un sicario, un omicida di massa, una macchina da guerra al servizio della Strategia della Tensione. Cosa diavolo si può volere di più da un romanzo di spie?; -)
I due romanzi, autoconclusivi, fanno parte di una “Trilogia sporca dell’Italia” (per me, piuttosto una trilogia dell’Italia sporca). Ovviamente, sei già al lavoro sul terzo quadro del trittico…
A dire il vero no. Mi sono preso una pausa dalla Trilogia per sviluppare dei progetti (più o meno) paralleli: il 14 ottobre esce UNITED WE STAND, una graphic novel - sceneggiata dal sottoscritto e illustrata da Daniele Rudoni - che narra del primo colpo di Stato militare sul suolo italiano, che avrà luogo nell’aprile 2013, un minuto dopo l’elezione del primo premier donna della storia repubblicana.
Sempre insieme a Daniele - e con il contributo di Lorenza Ghinelli (giovane e dottissima autrice romagnola) – l’anno scorso abbiamo scritto J.A.S.T., un oggetto narrativo veramente particolare, una vera e propria rivoluzione copernicana nel mondo della spy story. Proprio in questi giorni stiamo per firmare un contratto di edizione; il libro uscirà nel 2010.
Infine, sto scrivendo un romanzo che costituisce un ideale seguito di UNITED WE STAND: dopo il colpo di Stato, in Italia imperverserà la guerra civile. TERRA DI NESSUNO (presumibilmente si chiamerà così il nascituro) racconta, attraverso le testimonianze di decine e decine di protagonisti, lo straziante conflitto. TERRA DI NESSUNO è a mezza strada tra la docu-fiction e il romanzo. Sarà in libreria tra il 2010 e il 2011.
Dopo TDN mi dedicherò anima e corpo al terzo volume della Trilogia Sporca.
Sappiamo che sei un affezionato lettore della collana Segretissimo...
E’ una tradizione di famiglia. Mio padre ha collezionato i volumetti per più di trent’anni e io ci sono cresciuto in mezzo, ne ho letti a pacchi. Quando è mancato, io ho ereditato la sua collezione e continuato la tradizione. Per l’uscita di CONFINE DI STATO in edizione SUPERSEGRETISSIMO in casa mia c’è stata una piccola festa. Sono davvero orgoglioso di far parte della famiglia.
I più bei titoli della spy fiction & co.?
Due autori sopra tutti gli altri: Don Winslow (Il potere del cane e L’inverno di Frankie Machine) e James Ellroy (American Tabloid, Sei pezzi da mille e Blood’s a rover - ancora inedito: uscirà il 22 settembre negli States, da noi arriverà a Natale -)
A livello nazionale invece?
Giuseppe Genna (intramontabile: la sua quadrilogia di Lopez fa ancora scuola), Angelo Petrella (La città perfetta è davvero un romanzo perfetto) e il maestro Sergio Altieri.
Allargando il campo visivo a tutta la narrativa, secondo te quali sono gli autori più promettenti nel panorama italiano, le nuove leve su cui puntare per il futuro?
Ho in testa un bel po’ di nomi: KAI ZEN, Paolo Roversi, il già citato Angelo Petrella, Nino D’Attis, Barbara Baraldi… tanto per citarne qualcuno. Ma ce ne sarebbero molti altri.
Il tema del depistaggio è fondamentale nella decodifica / comprensione dei misteri italiani; pensi sia possibile arrivare a far luce sulla storia italiana del dopoguerra?
Non credo che i colpevoli delle cosiddette stragi di Stato saranno mai acciuffati, se è questo che intendi. La macchina giudiziaria di questo paese è troppo contorta e troppo lenta.
Una volta chiusa la Trilogia sporca d’Italia, ti piacerebbe scrivere un one shot per Segretissimo? Oppure proporre un tuo serial? La nostra Foreign Legion accoglie sempre a braccia aperti gli specialisti con le palle!; )
Chi vi dice che non ci stia già lavorando?; -)
Lavoriamo di immaginazione. Tentiamo di fare un grosso salto in avanti. Dove sarà Simone Sarasso nel 2019? Di cosa scriverà?
Potendo, mi piacerebbe vivere per un po’ fuori dall’Italia. Chissà che entro dieci anni non mi riesca di passare una stagione in un posto caldo… uno di quelli dove c’è il sole anche a Natale…
Riguardo a quello che scriverò: dipende molto dai libri che troverò sulla mia strada (fino ad ora è funzionato così: ogni mio romanzo è stato “ispirato” da un romanzo altrui). Non mi dispiacerebbe scrivere di viaggio: una grande epopea viaggiante attraverso il mondo e il tempo, dagli anni Trenta al presente. Tanto per dire…
Qualcosa che vorresti aggiungere, prima di chiudere l’intervista?
Leggete World War Zombie di Max Brooks. È il libro dell’anno (anche se è uscito l’anno scorso).
OK, Simone: grazie per essere stato con noi. Alla prossima...
Grazie a voi. È stato un onore!
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