Quando la realtà supera in complessità qualsiasi sua ricostruzione ma soprattutto quando i fatti che la compongono viaggiano ad una velocità molto superiore, quale posto mai potrà occupare un documentary come questo Videocracy – Basta apparire, dello svedese d’adozione ma italiano di nascita Erik Gandini?
La collocazione più prossima, azzardiamo, è quella tra “l’inutile” e il “sorpassato” (appunto…).
Trattasi di 80 minuti al 95% frutto di prelievi da reality e TG vari e per il restante 5% di due brevi interviste rispettivamente a Lele Mora, agente televisivo “celebre” per lo stile di vita “tardo impero”, e Fabrizio Corona, re del gossip crasso e unto, il tutto tenuto assieme alla bella e meglio dal commento lacunoso del regista stesso.
Due cose due: la prima è lungi dal volere negare l’utilità del genere “documentario” nel cimentarsi con un compito del genere, nientemeno che la “storia del costume italiano letto attraverso la televisione dagli anni ‘70 fino ad oggi” ci vorrebbe una griglia di lettura capace di leggere il fenomeno e tentare perlomeno l’abbozzo di una risposta al perché dell’imbarbarimento di fondo di una società, quella italiana, e di conseguenza della TV che in larga parte finisce con l’esserne uno specchio. Fin troppo facile dire che qui di griglie interpretative capaci di abbozzare una risposta neanche a parlarne…
La seconda cosa che preme dire è semplicemente che siamo peggio, molto peggio, di quello che Gandini mostra...
Ma l’aspetto paradossale, segno che qualcosa non torna, è colui che è chiamato ad incarnare il leit-motiv del film, cioè quella sindrome “dell’appaio” (rigorosamente in TV…) “…quindi sono”, il giovane operaio del Nord (con tanto di mamma al seguito…) alla disperata ricerca del successo attraverso l’idea, a suo modo geniale, di proporsi come un mix tra Van Damme e Ricky Martin, tra arti marziali e canto insomma, anziché suscitare raccapriccio, finisce col diventare una figura di tenerezza infinita (anche perché si fa “il mazzo” col saldatore in mano…).
Evento speciale in collaborazione con le “Giornate degli Autori” alla 24ma "Settimana Internazionale della Critica” a Venezia 2009.
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