I giornalisti Davide Carlucci de La Repubblica e Antonio Castaldo del Corriere della sera hanno realizzato un ottimo libro inchiesta sull'Università Italiana molto documentato e facilmente leggibile malgrado i numerosi personaggi e fatti presenti all'interno del libro stesso. Hanno ben chiaro cosa sta succedendo oggigiorno nell'università e lo si nota già dalle prime pagine, come dalla seguente testimonianza: “Mi sono laureata brillantemente in Economia e commercio a Napoli nel 1992. L'allora preside della facoltà, nonché presidente del mio jury di tesi, rispose cosi alla mia domanda di poter cominciare a fare ricerca all'università ed eventualmente presentare la mia candidatura per un dottorato Signorina ma faccia altro......... non sa che file ci sono all'università”. Il libro-inchiesta parte con lo scandalo dell’Università di Bari dove Carlo Sabba, docente di Medicina interna dopo 19 anni da ricercatore, due di esperienza in Francia e negli Stati Uniti, sei mesi nel Regno Unito pensa che sia arrivato finalmente il momento di poter insegnare nella sua città natìa. Ma non ha fatto i conti con le “regole del gioco”, ovvero quei balletti di precedenze secondo i quali, per voce del direttore di Medicina interna Giuseppe Palasciano, altri avranno il posto che lui ambisce: “Devi andare a Foggia, Carlo. Devi farlo oppure sei morto, accademicamente.” Il discorso viene registrato su un recorder nascosto sotto la camicia e scoppia lo scandalo. Gli autori analizzano le cause di questo baratro morale, parlano di “Sistema Mafioso” allargato al settore accademico, sistema fatto di accordi, di concorsi effettuati grazie a fondi per cui, chi li elargisce, pretende di stabilirne la destinazione. Un panorama in cui sono sempre più spesso i figli dei rettori a vincere concorsi e soprattutto in cui è conclamata l'inutilità degli stessi perché quasi sempre il vincitore è già deciso in partenza e spesso il candidato fortunato è “il figlio, il fratello, il cugino, il nipote, l'amante del preside, la sorella dell'imprenditore che sponsorizza il progetto di ricerca” e, nel caso in cui nel concorso siano presenti candidati che possono ostacolare la strada al vincitore designato, o l'indesiderato lo capisce da solo e si ritira dal concorso oppure subisce pressioni: “Ho parlato con Gullace e gli ho detto: Insomma, è inutile che tu venga perché sai, qui, insomma, si sta profilando un certo accordo”. Il tutto viene gestito dai poteri che contano come la massoneria (tra le 932 persone iscritte alla loggia P2 di licio Gelli, 36 sono professori universitari), la mafia e la ‘ndrangheta, l’Opus Dei, alcune università telematiche e quelle stile Unisu, Università di Scienze Umane, dietro cui si cela Universitalia.
L’ultima parte del libro Un paese di baroni è dedicata alle testimonianze di chi ha denunciato questa realtà, come Tommaso Gastaldi che, il giorno stesso in cui ha presentato domanda per un concorso, ha scritto una lettera e l’ha spedita a se stesso e al fratello avvocato. Qui ha predetto con precisione “la commissione esaminatrice, chi sarebbe stato il membro designato dalla facoltà e chi avrebbe vinto con relativa disamina dei titoli del futuro vincitore”.
Un libro cui potrebbero seguire interessanti sviluppi e che potrebbe scandalizzare quei molti animi che scandalizzati non sono ancora.
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