Un’orchidea nelle mutande, di Bruno Manca, è in parte un passaggio negli inferi che comincia in una stanza romana d'albergo, anche se in realtà la discesa ha origini pregresse, prima ancora che Bruno, il protagonista –un fisico distrutto specchio di un'anima lacerata– si ritrovi in ospedale con una sola orchidea nelle mutande, metaforicamente parlando: gli è stato stato da poco asportato un testicolo per colpa di un tumore maligno. Nella stessa stanza d’ospedale, tre compagni che hanno due cose in comune con Bruno: in primis, in seguito alla malattia, sono anche loro provvisti di una sola “orchidea”, ma soprattutto sono segnati da un passato devastante.Vite spezzate e tormentate da famiglie colpevoli di deviazioni dell'amore: abusi, negligenze, tradimenti, soffocamenti. Invasioni, incomprensioni che portano all’annientamento:
«Non riuscire a vivere.
Non sapevo cosa fare per vivere.
Non capivo cosa significasse vivere.
La mia esistenza era legata solamente a tragedie di cui parlavo in continuazione, che mi erano state propinate con devozione» (p. 25)
Se è vero che l’unione fa la forza, i ragazzi diventano esercito. L’Alchimista di Coelho di sottofondo, tanta tenacia, un angelo custode, il baratro in agguato. Hanno ciascuno una storia sepolta da riesumare, cicatrizzare, tentare di valicare e in questo anelito è concentrata la prima speranza di salvezza.
Un bel libro, anche se in alcuni casi ho riscontrato un eccesso di coincidenze: ad esempio è vero che ogni vita serba sorprese, ma il lettore fatica a trovare verosimile che in una stanza di ospedale si concentrino solo persone con storie ad altissima sofferenza. Ciò non toglie che siano caratterizzate da un’affinità, di fondo, che è un filo oscuro tra la vita e la morte. Ed emblematica, in questo caso, la vicenda struggente di Natale, dipanata tra i sepolcri, gioiellino psico-horror.
Bruno Manca, scrittore classe 1965, che vive a Roma, al rione Pigneto (dove Pasolini girò l'Accattone) ma che ha vissuto a Milano, possiede una scrittura grintosa, efficace nei dialoghi, forte nelle descrizioni. Un libro intenso, paradigma di una crescita interiore o veicolo di una circolarità di letture per cui, quando si arriva alla fine, si scopre che si è appena all’inizio.
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