Leopold Sfax è un docente universitario osannato dai suoi studenti, un critico letterario ammirato dai suoi colleghi, un uomo solo con un oscuro segreto nel suo passato. Decenni prima, in un altro paese, in un altro mondo, il giovane Leopold aveva scritto decine e decine di articoli per una rivista collaborazionista nella Francia occupata dai nazisti. Per tutta la sua vita il timore di essere scoperto lo aveva accompagnato lungo la sua luminosa carriera: più diventava famoso più aumentava il rischio che qualche giornalista curioso, che qualche studente troppo zelante scoprisse il suo segreto.
E così inevitabilmente avvenne. Una giovane dottoranda era in procinto di scrivere la sua biografia e il suo passato aveva le ore contate… ma qualcosa, qualcuno cambierà ancora una volta le carte in tavole.
La morte dell’autore – Decostruzione del mio crimine letterario - di Gilbert Adair è stato pubblicato da pochi mesi dalla Robin edizioni nella collana La Biblioteca del mistero. Quello di Adair è un romanzo originale, dalla struttura concentrica e complessa, con una scrittura felice e barocca. Il rimando dei flash-back avvince il lettore aumentando l’appeal della vicenda. La narrazione rende palese una facilità e una capacità di scrittura assolutamente fuori dal comune, che in alcuni punti sembra quasi voler sorprendere e spiazzare il lettore. I dialoghi, funzionali alla vicenda, sono sempre perfettamente calibrati e senza la minima sbavatura o incertezza. Ferrei e fermi nella loro ottima strutturazione.
La figura del protagonista, falsamente indolente e cinicamente rassegnato, è mirabilmente tratteggiata, si tratta di un uomo consapevole del proprio valore, ma anche conscio della propria intrinseca fragilità, che mirabilmente attende il susseguirsi degli eventi e l’ineluttabile conclusione della vicenda.
Il romanzo di Adair dimostra come una vicenda apparentemente semplice possa, attraverso l’uso sapiente di scrittura e tecniche narrative, trasformarsi in assolo di bravura letteraria.
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