Il romanzo giallo storico è un sotto genere molto frequentato dagli scrittori italiani e stranieri. Quali sono i motivi per cui uno scrittore ambienta le proprie storie nel passato piuttosto che nella quotidianità? 

Ci sono tre motivi per cui uno scrittore sceglie il giallo storico: uno è confessabile gli altri due meno. Il primo è che se è ispirato da una particolare storia scrive quello che gli è più congeniale in quel momento. Gli altri due motivi, a mio avviso, sono stati la voglia di inventarsi qualcosa di originale sulla spinta del “Nome della rosa” di Umberto Eco  e la difficoltà di raccontare l’attualità. Non per niente Eco stesso disse che in quel romanzo di ambientazione medievale aveva voluto spiegare il pensiero unico delle BR.

Penso che il merito del giallo italiano sia quello di aver raccontato il divenire dell’Italia più di quanto abbia fatto la letteratura non di genere. Ne consegue che il giallo storico può esistere solo alla condizione gramsciana di coniugare la storia al presente. Se non spiega l’oggi non serve a niente se non, come diceva Chandler nel breve saggio “La semplice arte del delitto”, a “procurare un cadavere al lettore”.

 

Sono gli scrittori che hanno voglia di coniugare più generi letterari oppure sono le case editrici che li commissionano per soddisfare i gusti dei lettori? 

Anche il giallo storico ha un suo pubblico di lettori che credono in buona fede di farsi una cultura  o di approfondire un argomento senza sforzo. In realtà il romanzo giallo storico non è divulgazione.

Cosa pensano gli editori su questo argomento non lo so.

 

E’ più facile avvincere i lettori con storie d’altri tempi oppure ambientate nell’attualità? 

Molto dipende dalla storia. Il successo di Eco non è stato replicato da nessun altro, ma bisogna anche dire che Eco è approdato al giallo ma è molto altro.

C’è una fascia di età dei lettori che predilige il romanzo giallo storico?  

Direi le persone anziane se i gialli parlano di storie vicine alla loro vita, anche indirettamente.

 

Quali difficoltà comporta scrivere un romanzo storico? 

L’ambientazione veritiera e documentata, anche se spesso trovo carenze e sciatterie.

Del resto, non varrebbe la pena approfondire troppo perché porterebbe via troppo tempo.

 

Si legge nel “manifesto” del giallo italiano del 1985 che uno degli obiettivi era di ritrarre la realtà,  prendendo spunto “da fatti accaduti o che possono accadere”, creare quindi storie “ambientate nelle nostre città, dichiarate, riconoscibili, delle quali riflettono gli umori e le patologie”. E’ un obiettivo ancora perseguito a distanza di venticinque anni?  

Sono convinto ancora che l’obiettivo da perseguire sia quello ed è quanto cerco di fare. Fra i giovani uno dei più bravi è Carlotto nel suo ritratto del Nordest.

L'intervista a Leonardo Gori sul Giallo Storico in rubriche/8435