Appena uscito all’interno della collana Nuovi Incubi della Gargoyle Books, L’estate di Montebuio è l’ultimo libro di Danilo Arona, prolifico autore alessandrino conosciuto anche come critico cinematografico e come musicista impenitente.
Il paesino ligure di Montebuio e la sua estate, consumatasi nel 1962, sono il titolo di un romanzo horror intessuto sul male: in quell’estate, stagione che è innanzitutto «un simbolo. Un archetipo. Il magma primordiale dell’amore», Morgan Perdinka non solo ebbe la sua iniziazione con la scrittura ma anche con l’amore e col male, un male che a Montebuio aveva radici lontane.
Morgan Perdinka, che molti tratti in comune presenta con l’autore (tanto è che è lo stesso Danilo Arona a impersonarlo nel suggestivo book-trailer), diventa con gli anni un famoso scrittore di romanzi horror e nessuno si sa spiegare perché, in una notte di dicembre del 2007, si tolga la vita alle tre di mattino in punto, «non più giovane, non ancora vecchio», proprio quando si trovava all’apice della sua professione. Una morte inspiegabile: Perdinka presenziava a feste e conferenze, era calato in una vita di coppia completamente ingranata nel successo artistico (la sua donna era anche la sua agente), era uno dei pochi, fortunatissimi scrittori che riescono non solo a campare della propria arte, ma anche ad arricchirvicisi. Un anno dopo viene rinvenuto dalle acque gelide di un torrente sulla cima del Monte Buio il cadaverino di Miriam, una ragazzina scomparsa quarantacinque anni prima.
La seconda parte del libro comincia con un carabiniere e un anatomopatologo che si trovano ad analizzare il corpicino straziato di Miriam, mummificatosi per il processo chimico chiamato “cerosa”: si scopre che è la stessa ragazzina di cui, nel 1962, si era innamorato lo scrittore suicida e cominciano ad emergere verità che qualcuno vorrebbe invece tenere sepolte.
Non si può esaurire il romanzo semplicemente come horror: certo, questa è una dimensione in cui Arona si muove con disinvoltura. Ma accanto a tale definizione, io porrei anche l’accento sul romanzo di formazione o, come ha precisato l’autore, di deformazione: l’evoluzione in negativo fino alla deflagrazione malefica, la vita segnata dagli eventi, la catastrofe, l’innocenza perduta.
Infine, anche se non si tratta di un romanzo storico vero e proprio, vorrei sottolineare la valenza storica di alcuni ritratti: quello di un paese povero come molti altri nelle comunità montane di quel periodo, dove fremevano ancora negli anni ‘60 attriti politici trascinati dal secondo dopoguerra, dove il pregiudizio conviveva con una solidarietà dal sapore antico. E tra i tanti ritratti riusciti ne cito uno proprio per avvalorare la mia tesi di sottofondo storico al romanzo d’inventiva: Don Guido Perdinka, il parroco di Montebuio, parente de facto dello scrittore, presentato nelle prime pagine come il prototipo del parroco genuino, potrebbe essere uno tra i tanti parroci realmente esistiti nelle nostre alture, un po’ anchilosato in una visuale del mondo divisa tra buoni e cattivi ma devoto alla sua missione.
Oltre alle persone, le metafore dei momenti e delle cose. Tra le seconde, una macchina da scrivere marca Continental costruita negli anni ’20, e, tra i primi, vorrei citare la meravigliosa descrizione dell’ora morta. Penso che per uno scrittore la cosa più difficile sia trasferire sulla pagina sensazioni evocative, suggestioni fugaci che trapassano la pelle ma non si sanno riportare. Danilo Arona,invece, eccolo che ci racconta l’ora morta, «quel momento sospeso, immoto, tipico dell’estate avanzata» e il lettore la rivive con piacere e la sovrappone a quella sensazione conosciuta di eternità silenziosa e solare del primo pomeriggio estivo.
L’atteggiamento dello scrittore nei confronti della paura e del male, sua fonte originaria, è un atteggiamento d’indagine attraverso la lettura di eventi anche in apparenza impossibili e la loro trasposizione letteraria. Inquietudine, preveggenza, misteri e loro potenziale collante scientifico attraverso la fisica quantistica. Perché la forza dell’elemento soprannaturale, come ha dichiarato Arona, è: «qualcosa che sta sempre davanti agli occhi e proprio per questo non si vede. Purtroppo, quando si vede, è troppo tardi... La sua presenza nel nostro quotidiano è altamente probabile. Ritengo che la fisica quantistica da qui a poco sarà in grado di spiegarci scientificamente qualche enigma che al momento definiamo come “soprannaturale”»
L'intervista a Danilo Arona in rubriche/8292
Il booktrailer
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