In Cattivo (appena uscito nella collana Babelesuite di Perdisapop) ritroviamo un Alessandro Berselli in parte inedito, in parte conosciuto. Ritroviamo l’irriverenza di Io non sono come voi, l’attenzione introspettiva per quell’insondabile abisso che è la mente umana, le sue deviazioni improvvise, la musica in sottofondo, il minimalismo stilistico che già aveva caratterizzato la produzione precedente. Ma questa volta c’è di più.
La storia è un noir adolescenziale a fruizione adulta, uno di quei bildungsroman in negativo in cui la costruzione avviene per sovrapposizioni fluide di percezioni, per «una collezione astratta di pensieri» (p. 26).
Luca Parmeggiani ha diciassette anni e una vita fatta di amici, ragazze, musica. Personaggio caratterizzato da un astio verso il mondo che si può confondere con una passione giovanile distorta, mostra un’attrazione verso una ragazza che non gli risponde e un altro tipo di passione, questa irrefrenabile, verso la violenza. Cominciata per gioco in forma esasperata due anni prima, senza la cognizione della gravità, diventa un droga e il crimine assurge a normalità in una sequenza spontanea: atto ordinario è rapinare o scippare.
Luca Parmeggiani è un cattivo con tutta l’autorevolezza dei cattivi veri. Menefreghista, assolutamente privo di un barlume di coordinamento empatico verso l’altro, vive in un totalitarismo autoreferenziale, telegrafico come i messaggi che scrive.
Poi c’è il discorso linguistico. Il noir è redatto sottoforma di diario, Berselli tenta -e ci riesce con ottimi risultati- una sperimentazione inedita della punteggiatura, della quale non anticipo niente se non che merita sicuramente grande considerazione. Questo scrittore bolognese, già conosciuto come umorista per la partecipazione alle riviste “Comix” e “L'apodittico” e per i suoi racconti noir a sfondo pulp, conferma nuovamente quello che era già stato definito “minimalismo berselliano”: frasi secche, stigmate d’inchiostro, niente spazio a parentesi descrittive, azione che dal materiale si trasfigura tutta nella scatola mentale. Un nuovo gioiellino di letteratura psicologica, concentrato, come conferma l’autore, sul momento adolescenziale: «Mi interessava il tema del disagio generazionale e la non comunicazione tra genitori e figli. Una sorta di prodromo a quel romanzo di formazione che da anni ho nelle testa e che prima o poi riuscirò a scrivere»
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