Sullo schermo apparvero il viso contrito, il mezzobusto gessato e le orecchie a sventola del presentatore del Tg1: "... è un anno nero per la neonata Cispadania: ieri sera è stato commesso il diciassettesimo omicidio di questo sanguinoso 2004, di sicuro il più efferato: Mattia Vezzani, commercialista trentacinquenne di Emàte, è stato decapitato..."

Mentre Arturo era arrivato all’agognata scarpetta passarono le immagini dei sedili della Smart imbrattati di sangue. Pensò: "Boh, forse ho esagerato. Ma lo sanno tutti che gli zombi vanno colpiti alla testa no? Sì, lo so, gli si spara di solito, ma io la pistola non l’ho trovata. Merda!"

Del sugo gli era caduto sui pantaloni.

Già si immaginava i titoli dei Tg di stasera e dei giornali di domani: "Ritrovata bruciata l’auto dell’assassino".

Intanto un sociologo straparlava in tv: "È un’ecatombe per la borghesia cispadana. Pensate un attimo: le vittime sono tutte di questa estrazione sociale..."

- Chiudila! - urlò la madre di Arturo, - non ne posso più.

Il bambinone di trentasette anni spense la tv, baciò la madre sulla guancia e uscì di casa.

La Stampa, 5 dicembre 2004: "Ritrovata bruciata l’auto dell’assassino, è una Fiat Croma rubata..."

Una settimana dopo, l’ispettore Belmonte accendeva l’ennesima Nazionale immerso nella nebbia del suo ufficio. Crigno rigirava pigramente il suo caffè.

- Una minchia - disse Turi, -una settimana d’indagini e non abbiamo concluso una minchia.

Belmonte rispose spegnendo la sigaretta dopo appena due boccate, passata la trentesima giornaliera, cominciava a esserne disgustato - È un omicidio. E lo sai che neanche i furti di autoradio si risolvono in una settimana.

- Matri Santissima - Crigno sprofondò nel divanetto.

- Novità? - chiese Felice accendendo un’altra sigaretta, così per abitudine. Non la fumò.

- E che novità, ispetto’? La Croma era rubata. A parte questo, tutto quello che abbiamo raccolto è la interessantissima notizia che Vezzani negli ultimi mesi non comprava più il Sole 24 Ore ma settimanali scandalistici. Chicca fornita dal suo giornalaio. “Non so, forse può esservi utile”, mi disse alla deposizione. “Certo, tutto jè utile”, risposi. Utile una minchia, ispetto’ - Il dialetto siculo di Crigno, prima o poi, veniva sempre a galla.

- Ti sei scordato la scientifica: hanno trovato un po’ di impronte.

- Sì, ma non corrispondono a quelle di nessun pregiudicato in archivio, non lo sai ah?

- Sì, sì. Ih, a proposito: controlla nell’archivio di Perotti, quello prende le impronte e scheda pure sua madre.

- Cosa?

- Jà, l’archivio di Perotti. Non lo sai che quel coglione sta schedando pure i panda dello zoo perché mangiano canne di bambù – ché sempre canne sono - per compilare una relazione al Ministero dell’Interno?

- Mii’, non lo sapevo.

- Hai controllato i movimenti finanziari di Vezzani?

- No, ancora no

- E c’è bisogno che te lo dico io? Vai, vai Cri’, meglio controllare.

Primo Piano, rai tre, 7 dicembre 2004: presente in studio uno psicologo che dice: "Sembra quasi che, al giorno d’oggi, commettere un omicidio sia diventato catartico, liberatorio..."»

Arturo girava tra gli scaffali della videoteca “il nido del cuculo”, tra le mani un film di Lucio Fulci, nelle orecchie Joey Ramone. Due pensieri si rincorrevano ciclicamente nella sua testa: "1) Con tutti i soldi che mi sono fatto me la compro intera ‘sta videoteca, comprese le commesse. 2) Cazzo, però i Ramones so’ sempre i Ramones".

Uscito per strada, si ricordò che era giunto il momento dell’abituale personalino prima di cena. Sedette su una panchina al parco, rollò e accese.

Pensava a sua madre, a come le avrebbe spiegato tutti quei soldi, quando due sbirri di ronda lo sorpresero con la canna in mano e lo portarono in commissariato. Non li aveva sentiti arrivare, Joey Ramone gli cantava nell’orecchio zero zero ufo.

Salendo sulla volante, le mani sudate e tremanti per il nervosismo, si forzò a pensare: "Cazzo, però i Ramones so’ sempre i Ramones".

Maurizio Costanzo Show, 20 ottobre 2001: nella puntata a tema “Vita da single”, prende la parola un ospite distinto e abbronzato: "Bé, io nel mio monolocale ci sto bene, non mi lamento, lavoro, ho tutto dalla vita..."»

Belmonte sedette sul bordo del letto. Fissava pensoso il comodino: sopra c’erano, uno sopra l’altro, una raccolta di poesie di Franco Costabile e “La promessa”, un romanzo di Dürrenmatt, tra i pochi gialli che amava veramente, i più lo annoiavano.