Il muro…
Oggi a voi, domani a lui di Tucker Coe, Mondadori 2009. Sappiamo benissimo che sotto il nome dell’autore sopra citato si nasconde Donald Westlake. Come a dire una sicurezza.
Mithcell (Mitch) Tobin, ex poliziotto espulso dal corpo sposato con Kate. Figlio quattordicenne. Sua cugina, o meglio biscugina Robin Kennedy a chiedergli aiuto. Forse un poliziotto vuole una bustarella sottobanco per lasciare in pace il suo locale “Thing East” portato avanti con altri giovani. Locale affittato da una comunità religiosa, più precisamente la setta dei Samaritani del Nuovo Mondo (c’è anche questa). Mitch traccheggia, non vuole rogne. Si è disegnato il suo nuovo percorso di vita. Più o meno tranquillo. Più o meno sicuro. Ma la moglie lo sprona e lo convince all’azione.
Conseguenze un sacco di guai. Robin trovata con un coltello in mano in stato di incoscienza e accusata di omicidio di uno dei suoi compagni di lavoro finisce in carcere. Arrivano altri morti e Mitch stesso rischia la galera. Siamo al tempo dei capelloni, della droga facile. Il momento di una frattura insanabile fra giovani e adulti.
L’ambiente è reale, vero, efficace. Sotto un sole di fuoco. Pennellate rapide e sicure. Niente svolazzi. Niente battute alla Westlake. Eppure distante come immerso in una nebbia grigia. Qui non è tanto e soltanto la storia dei morti ammazzati a prendere corpo ma anche, e soprattutto, il senso di solitudine, di smarrimento, di stanchezza del protagonista. Non esiste un mondo ma più mondi che si intersecano fra loro. Contro questi mondi un muro. Un muro attorno alla sua casa. Un muro attorno a lui. E se vogliamo anche intorno a noi…
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