Il nome di Valerio Varesi è legato – soprattutto, ma non solo – a quello del personaggio da lui inventato, il commissario Soneri.
Valerio Varesi è nato a Torino ma ci tiene a ricordare le sue origini parmensi. Perchè Parma è l’epicentro dei suoi romanzi, è la città ora misteriosa ora beffarda in cui il commissario Soneri risolve casi in apparenza indistricabili.
Il commissario Soneri è approdato su Rai Due nella serie di sceneggiati Nebbie e Delitti, nel novembre 2005, con il volto di Luca Barbareschi. Oggi Varesi, oltre che scrittore affermato, continua il suo lavoro di giornalista alla redazione bolognese di La Repubblica.
Per VerdeNero ha scritto Il paese di Saimir, un noir che è anche un libro-denuncia: Varesi parte dalla finzione letteraria per approdare alla cruda realtà quotidiana e smaschera come una certa imprenditoria sfrutti, a proprio tornaconto e senza scrupoli, l’immigrazione clandestina. Proprio su quest’ultimo lavoro verte la prima parte dell’intervista, mentre le ultimissime domande sono dedicate ad argomenti più “frivoli”.
Ti chiedo innazitutto la genesi de Il paese di Saimir: com’è sorta l’idea e, tecnicamente, come l’hai sviluppata?
É nato come romanzo corale capace di osservare la realtà da più punti di vista. Cammin facendo i punti di vista sono cresciuti. Mi interessava sviluppare una storia dove un "invisibile" veniva lasciato morire sotto le macerie di un palazzo per puro calcolo d’interesse. Una metafora del mondo disumanizzato dell’economia liberista.
L'intervista integrale la torvate in rubriche/8087
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