Con i migliori giallisti italiani e stranieri…
Piccolo formato, corporatura snella, copertina accattivante con un signore occhialuto tirato su per un piede a mezz’aria che vuole leggere per forza il librone che sta sfogliando. Visto e preso. Perfetto per gustarmelo tranquillamente nel solito posto che ormai già conoscete avendolo detto millanta volte. Titolo Assassinio in libreria, autore Lello Gurrado, casa editrice Marcos Y Marcos 2009.
In seconda di copertina il nocciolo della questione con la Tecla Dozio (a cui va un saluto riconoscente) della mitica libreria Sherlockiana di Milano a tirare il calzino per un prosecco al cianuro, circondata dal fior fiore della intellighenzia giallistica italiana: Camilleri, Faletti, Lucarelli e via e via e via. I migliori dieci giallisti del mondo, di cui non vi dico il nome, arriveranno dopo. Non è la prima volta che qualcuno spicca il volo contro la sua volontà dal globo terracqueo in una libreria ma insomma vediamo cosa ti inventa il nostro Lello.
Intanto l’assassino è uno che scrive gialli. Una caterva di gialli (ventitre) che porta avanti tutti insieme con amore filiale. Per un verso o l’altro non vengono pubblicati e dunque ce l’ha con il mondo intero. Più specificamente con gli editori, gli agenti letterari e i librai. Suo piano divenire famoso per l’uccisione di Tecla, trovare uno pseudonimo, farsi pubblicare e pagare senza uscire allo scoperto (mica semplice…). Classico incontro con la bella giornalista di turno (in un giallo che si rispetti c’è sempre), pedina importante per la soluzione finale.
Chi lo deve beccare il sostituto procuratore Luca Cassano (non male) e il commissario Antonio Spadavecchia. Ma i nostri eroi (leggi scrittori italiani, quelli stranieri lo vorrebbero fare ma ne sono impediti) mica stanno con le mani in mano. Indagano prendendo le sembianze dei loro personaggi. Camilleri intuisce ma a risolvere il problema l’enigmista scrittore Stefano Bartezzaghi con grave scorno dei giallisti.
Inizio interessante e poi… e poi viene fuori una certa ingenuità narrativa. Sia nella struttura che in qualche aspetto psicologico magari forzato per osservazioni forzate. Pure scontate come il solito discorso sulla giustizia o il paragone fra la polizia italiana e quella americana.
Buona intenzione, tante promesse non tutte mantenute. Prosa agile, ironica, vogliosa di convincere. Un libro in cui trovo una grande passione, praticamente un omaggio a Tecla e a tanti illustri scrittori che l’autore ha amato e ama tutt’ora.
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