Steven Campagna è un ragazzo di 23 anni nato a Piazza Armerina, nel cuore della Sicilia, Il popolo degli specchi, editrice ZONA, è il suo primo romanzo.
Un ragazzo veramente in gamba, con una laurea di primo livello in Ingegneria Gestionale in tasca, ora prosegue gli studi specialistici a Bologna, dalla periferia al centro di una nazione che negli ultimi anni si è abituata a leggere romanzi con temi alquanto singolari, ma di sicuro interesse, che meriterebbero più attenzione da parte di molti lettori. Vuoi il genere, vuoi i temi trattati, vuoi la giovane età dell’autore, spesso, e parlo per esperienza, questi libri, questi romanzi, vengono accantonati, messi a lato di una libreria che dovrebbe invece metterli in vetrina. Sono le giovani leve a dare continuità al lavoro di molti ricercatori. Infatti questo è un libro misterioso, che svela arcaici segreti, enigmi celati all’occhio vigile dello scienziato distratto. Ma, i nostri protagonisti, sapranno raccogliere strada facendo le risposte messe loro a disposizione come sassolini nella fiaba di Hansel e Gretel. Uno dopo l’altro, tra mille peripezie, intrighi e rapimenti, uccisioni e fughe, il mistero sarà a portata di mano, ma sarà il coraggio di un giovane archeologo e svelarci un finale in apparenza singolare, ma di sicuro interesse, perché farà riflettere quel lettore che avrà avuto il coraggio di cimentarsi nella lettura di un buon libro, quello di un giovane ragazzo alla sua prima esperienza. Un’esperienza interessante, un buon libro come dicevo, ottime le ricerche, da non sottovalutare l’incastro costruito con maestria da uno Steven in grado di raccontarci con gli intrighi delle sue teorie una storia che potrebbe anche essere più vera di quello che noi tutti pensiamo.
Molti ricercatori come Graham Hancock, Robert Bauval, o l’italiano Mario Pincherle, hanno ipotizzato con i loro saggi, l’esistenza di civiltà antecedenti quella egiziana, vissute migliaia di anni fa, quando in teoria per la storia conosciuta, o che crediamo tale, nulla di tutto ciò potrebbe essere vero; Impronte degli Dei di Hancock, è uno di questi interessanti volumi. Civiltà scomparse per propria scelta, nascoste alla vista, ai ricordi, al solo pensiero. Un popolo di Giganti, un popolo di esseri superiori, un popolo di uomini al di sopra delle nostre forze che hanno saputo costruire un segreto che si mescola con il mito e la leggenda di Agharty, e che sapranno farsi ricordare al momento opportuno anche grazie a Steven Campagna.
Ciao Steven, il tuo primo romanzo mi è piaciuto, raccontaci qualcosa di te e di come è nata la passione per la scrittura e la storia alternativa, i miti e le leggende di cui parli, e che in pochi ancora conoscono.
Ciao Emiliano. Scrivere da sempre è una mia grande passione, sin dal liceo ho avuto la fortuna di partecipare a progetti quali il giornalino della scuola, elaborazione di piccoli saggi ed in parallelo ho sempre amato potermi dedicare a storie e racconti. Solo con l’università ho però sentito l’esigenza di passare, o perlomeno tentare di arrivare a livello successivo: provare a scrivere un libro. Ti dirò che all’inizio è stata la stretta morsa della matematica, derivante dagli studi di ingegneria, che vedeva numeri come numeri, lettere come numeri e disegni come numeri, ad alimentare una prima volontà nel cimentarsi in un simile viaggio, poi naturalmente scrivere è divenuto oltre che una esigenza una immensa fonte di soddisfazione.
Alcuni spiacevoli eventi della mia vita hanno poi rafforzato lo sprint a voler chiudere la storia dando così vita al “Popolo degli Specchi”.
Per quanto riguarda il romanzo come genere noir, ho sempre trovato appassionante poter conciliare realtà, misteri con la più genuina delle fantasie. Credo che un libro debba fare sognare, portare la mente oltre i confini della quotidianità, ma sempre nell’ottica di una visione delle cose che non può certamente scappare dal modello di uomo moderno. Leggende, storia e scorci di vita vera credo siano i giusti ingredienti per trasmettere il proprio messaggio ai lettori.
Hai trovato difficoltà nel pubblicare questo tuo lavoro? Essendo un tema singolare, molti editori preferiscono forse guardare altrove. Solo pochi sanno annusare il lavoro giusto, rischiando e mettendoci, perché no?, anche la faccia. Nel tuo caso com’è andata?
Essendo esordiente e possiamo dire “assolutamente novello” in questo campo, alle prime battute ho trovato qualche difficoltà nell’essere ascoltato. Mi rendo benissimo conto che particolarmente il panorama italiano è assolutamente vivace in termini di vivaio autori e, forse è anche questa la ragione dell’alta diffidenza della case editrici. Fortuna, audacia e fato hanno comunque voluto che abbia trovato ZONA editrice, che subito si è mostrata interessata al mio lavoro e con la quale si è instaurato un bellissimo rapporto che ormai va anche al di la di un semplice contratto. Sono convinto che vale sempre la pena rischiare, le critiche non mancano e non mancheranno, ma avere scritto un romanzo è già mettere in gioco se stessi, pubblicarlo a mio parere significa solo avere coscienza di ciò che si vuole dire.
Credi molto nel mito e in queste leggende? Fa parte del tuo carattere e della tua personalità? Hai in qualche modo affinità con i personaggi di questa storia? Non parlo di una semplice autobiografia descritta nei panni del protagonista, spesso alter ego del giovane autore, ma di qualcosa di più intimo, qualcosa che ti lega a questo tema, che ti ha spinto a raccontarcelo spulciando diversi volumi cartacei o digitali.
Il popolo degli specchi non è assolutamente Steven Campagna, né posso individuare me stesso in un personaggio in particolare. Chiaramente il mio essere, i miei modi di vedere la vita e le persone trapelano da ogni frase, ma ho cercato di approcciare alla narrazione in modo che fosse il lettore a dovere mettere i puntini sulle “i”. Possiamo dire che offro una possibile “radice” al problema, se vogliamo parlarci in termini ingegneristici, ma non di certo la soluzione finale e definitiva. Credo fermamente nella possibilità che qualcosa oltre la razza umana batta nel cuore dell’universo. Nel lungo periodo di ricerche che ha preceduto la stesura del testo ho notato come fatti, luoghi, persone che nella storia sono ancora oggi avvolti dal mistero si collegassero quasi “magicamente” in un puzzle che aspetta solo di essere composto e che credo possa svelare davvero molto. Il legame con la storia è ovviamente forte. Il tema tanto ambizioso quanto filosofico che porto avanti, specialmente nelle ultime pagine del romanzo, pone la riflessione di quanto ancora siamo lontani dalla conoscenza ultima, lontani da quello “Zep tepi” che i nostri personaggi ricercano e che può invece realmente divenire chiave di lettura delle cose e degli eventi.
Senza raccontarci il finale, come sei giunto a questa conclusione nel tuo lavoro? Come hai superato il dilemma per antonomasia, l’enigma di tutti gli enigmi, scegliendo questo finale e non un altro altrettanto plausibile?
Una bella domanda. Ho impiegato più di un mese solo per decidere come andava risolto il grande enigma che vede l’uomo di oggi ed i personaggi del testo al centro della vicenda. Non si è trattato di trovare il finale più bello, ma di trovare un finale. La storia sembrava infatti non riuscire a concludersi, mancava qualcosa, mancava ancora una parte dell’anima del “popolo degli specchi” che non riuscivo ad intuire. E’ però bastato un raffreddore per permettermi di entrare dentro il segreto di questa storia, una storia che spero spinga chi legge a riflettere su come il mondo di oggi potrebbe in effetti non essere quello che è.
Ci riservi ancora qualche sorpresa per il futuro? Hai in mente una possibile storia che in qualche modo amplierà la nostra conoscenza collegata a questo tuo primo romanzo? Oppure per il momento preferisci dedicarti anima e corpo agli studi che dalla Sicilia ti hanno visto arrivare nel grembo di Bologna, una delle città consacrate agli autori noir e gialli italiani?
Come ho già detto scrivere è per me un sentimento e quindi non posso certo interrompere quanto di più creativo e bello e genuino può derivare dalla scrittura. Certo è un po’ presto per parlare di un secondo romanzo, ma credo che ci siano ancora molte cose da dire e da scoprire e quindi lascio al tempo e, come giustamente dici, agli ultimi esami universitari la sentenza su quella che sarà la mia, spero il prima possibile, seconda epopea nel mondo del romanzo noir.
Grazie Steven per la tua pazienza nel rispondere alle mie domande. Ricordaci in ultima battuta dove possiamo vederti presentare Il popolo degli specchi nei prossimi mesi?
Ho appena tenuto una presentazione del romanzo il 23 aprile scorso presso la Feltrinelli di Bologna in via dei mille 12/a. Spero di poter dar vita, compatibilmente con gli impegni ed i piani della casa editrice, ad alcuni eventi. Di certo non mancherò alla fiera del libro di Torino.
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