Se la spy-story può essere considerata una costola del noir, con sfumature avventurose in alcuni casi, sono convinto che anche alcuni racconti generalmente indicati come horror ne rappresentino una variante.
Escludendo per un istante il gotico sovrannaturale c’è una frontiera labilissima tra il nero fatto di ossessioni e violenze e l’horror. Si potrebbe citare l’esempio dei romanzi di Harris e di tutta la progenie di storie di Serial Killer che ne sono seguiti. Al cinema come nelle pagine dei romanzi, l’orrore della mente si fonde con gli incubi, con le atmosfere del nero. La disperazione dei personaggi, la suspense, la crudeltà.
E, come sempre, la mente corre al cinema e a una visione recente di un film che mi sembra ben esemplificare tale concetto. In una stagione che premia, come dice il mio amico Dan, il “Vampiro Moccia” e quel misto di paura e mistero destinato a stuzzicare i pruriti di un pubblico adolescenziale, vedere nelle sale italiane un film come A L’INTERIEUR di Julien Maury e Alxandre Bustillo non è facile. Sarà circolato in qualche festival ma ho l’impressione che neppure in Francia abbia avuto una distribuzione di massa. Se ne capisce perfettamente la ragione. La storia interpretata da Beatrice Dalle e Alysson Paradis non è per tutti. A titolo personale devo dire di non essere facilmente impressionabile ma da REC non vedevo nulla di più “disturbante”. Immaginate la vigilia di Natale nella banlieue parigina a pochi isolati dagli scontri razziali di cui abbiamo letto tutti. una giovane vedova (in seguito a un incidente stradale mostrato in pochi flash nell’incipit) si prepara al grande evento sola, disperata, rifiutando anche il contatto con la madre. Suo marito è morto. Lei si è salvata per miracolo con il suo bambino. Non sappiamo neppure se abbia una ragione per sopravvivere. Improvvisamente una donna bussa alla sua porta con una scusa banale. Ma qualcosa non convince la protagonista che si trincera dietro una scusa classica. “Mio marito dorme, non voglio disturbarlo”. Ma la donna dall’altra partesi che suo marito è morto. Conosce il suo nome. Sala sua storia. E vuole il suo bambino, adesso. Comincia una cruentissimo duello ravvicinato che coinvolge come vittime semplici comparse eliminate tra due donne altrettanto ossessionate. Lottano con ogni mezzo, con la ferocia di madri negate, entrambe. Bellissime e spaventose al tempo stesso. Beatrice Dalle, entra ed esce dalla casa, in nero come in una macabra rilettura del film di Truffaut. Alysson non si rassegna al ruolo di vittima. Il sangue scorre ma sono le luci, il non visto,il buio dentro a inchiodarti lì, sino a un finale che è tutto fuorché consolatorio. Questa è una delle frontiere del thriller, un po’ come lo erano i vecchi “thrilling” italiani degli anni 70. Film girati con abilità come Passi di danza sulla lama di un rasoio del mio amico Maurizio Pradeaux che ho avuto modo di rivedere finalmente in una versione degna e mi ha restituito tutte le emozioni di quanto in Italia si giravano film per il pubblico senza volersi ammantare a ogni costo di cappe autoriali. Si faceva un mestiere. Con cura e abilità. E si creava una linea italiana al thriller che oggi possiamo cercare solo all’estero, al cinema. Ma sulle pagine dei romanzi? Oh come mi piacerebbe leggere qualche thriller al confine con l’horror. Be’ per la verità ci sono autori e autrici che già lo fanno. Barbara Baraldi, Alda Teodorani per dirne due…ma cosa mi sta frullando in testa? Qualcuno di voi, sicuramente già lo sa..
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