Il New York Times illustra un fenomeno particolare nell'editoria americana: il proliferare di libri scritti da ex spie della CIA, dall'attività di spionaggio ai tour letterari, portando in giro per gli Stati Uniti una immagine non proprio lusinghiera della Central Intelligence Agency. Dalla fine degli anni Novanta sono stati pubblicati circa una dozzina di titoli di memorie realizzati da ex dipendenti dell'agenzia. Questa crescente biblioteca di titoli via via più espliciti e schietti riguardo la C.I.A. riflette un sorprendente cambio di linea dalle precedenti direttive che vietavano drasticamente agli agenti di pubblicare memorie attinenti alle attività svolte. Le risposte a questo fenomeno possono essere diverse. Floyd L. Paseman che ha lavorato per l'agenzia in Asia ed Europa per circa 35 anni ed è ora autore di A Spy's Journey (Zenith Press) scrive: "Chiediamo al pubblico di sostenerci quando le cose vanno male. La gente deve sapere come sia difficile e delicato l'intero sforzo dell'intelligence". Ma ci potrebbe essere anche un'altra spiegazione: la vendetta. Paseman, ma soprattutto Melissa Boyle Mahle, che ha lavorato a lungo in Medio Oriente (Denial and Deception - Nation Books), e Lindsay Moran (Blowing My Cover - Putnam) che ha abbandonato l'agenzia dopo cinque anni nei Balcani hanno sfruttato la possibilità di mettere nei guai i capi. Moran ha dichiarato: "Penso che nessuno al di fuori dell'agenzia abbia idea di quanto sia disorganizzata". E ha voluto raccontare a tutti, attraverso l'autobiografia, la sua esperienza in merito.
La spia racconta
Negli ultimi anni sono molti i libri scritti da ex dipendenti della CIA
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