Quarta di copertina
A New York è il disastro delle Torri Gemelle. A Madrid è la strage della stazione di Atocha. A Milano è il pogrom del Palazzo di Giustizia. Cancellato, annientato fino alle fondamenta, tramutato in un immane cratere fumante. Sotto le macerie, centinaia di corpi. E un'altra bomba. Ancora innescata, per molti versi addirittura più devastante. È lo Schedario che raccoglie tutte le inchieste più sinistre, più subdole della nazione. Tra servizi segreti corrotti e terroristi islamici, tra politicanti votati all'infamia e poliziotti decisi a tutto, un adrenalinico conto alla rovescia verso un vaso di Pandora che, se aperto, potrebbe sbriciolare l'intera Italia repubblicana.
Dall'autore culto dell'intrigo Italian style, un thriller micidiale.
Recensione
Giuseppe Genna ha tutte le carte in regola per essere considerato un grande autore, uno dei pochi che può legittimamente aspirare a violare le barriere tra narrativa e letteratura. Usa la lingua italiana con grande sensibilità, è in grado di passare da un registro espressivo all'altro senza problemi, coniuga immaginazione e realismo con facilità. Grande madre rossa è un buon esempio delle sue capacità e non risente molto del passare del tempo, anche grazie all'immobilismo proprio del nostro paese.
Troviamo una trama ricca di piccoli e grandi colpi di scena, una galleria di personaggi descritti con grande efficacia, pagine in cui il lettore viene preso per la gola e altre in cui si toccano i timori e le inquietudini di questi anni. Tutto bene? Non proprio.
Cosa non va.
Lo stile di scrittura a volte sconfina nel barocco, alcuni periodi sembrano dei festoni di trine che finiscono per rompere il ritmo della narrazione, a scapito delle parti più riuscite del testo. Pur comprendendo e in parte condividendo le idee espresse e inserite nel testo trovo alcuni messaggi troppo insistiti, quasi caricaturali. Ripetere più volte la stessa retorica finisce per svuotarla o depotenziarla. La conclusione del romanzo appare a tratti affrettata, c'è qualche approssimazione tecnica che stride agli occhi più attenti. Deboli le ultime pagine che sembrano più strizzare l'occhio ad alcuni lavori di Evangelisti.
Cosa va.
Personaggi definiti benissimo, una Milano malata all'ultimo stadio e straziata dagli eventi. Bello il lavoro sulla rappresentazione delle istituzioni, non solo nazionali, efficace il piano degli eventi e delle concatenazioni. Anche le scene più oniriche, sempre difficili da gestire, quadrano bene con il resto della narrazione. Apprezzabile l'evitare azioni o eventi troppo forzati, convincente il quadro degli elementi legato alla Grande madre rossa.
In definitiva un buon titolo, decisamente superiore a parecchio materiale straniero che affolla le librerie. Di norma non apprezzo molto le ristampe, questa trova ampia giustificazione.
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