È con grande piacere che abbiamo l'occasione di avere come nostro ospite un autore che si affaccia per la prima volta sul panorama editoriale italiano grazie alla casa editrice Nord. Si tratta di Iñaki Biggi, che esordisce in Italia con il romanzo La formula Stradivari (libri/7878). Lo abbiamo incontrato in occasione della sua trasferta nel nostro Paese e lo ringraziamo molto per la sua disponibilità a questa intervista.

Per prima cosa mi piacerebbe che introducesse i lettori al suo romanzo, che è sicuramente complesso e articolato. Provi, perciò, a realizzare un beve riassunto della trama, una specie di "trailer" di La formula Stradivari.

La formula Stradivari è un romanzo sullo stile di libri come Il Codice da Vinci, in cui ho cercato di riflettere sul potere che ha la musica sulle persone. Il filo conduttore è Stradivari con i suoi celebri violini: entrambi sono ben conosciuti a livello mondiale, e questi strumenti hanno sempre avuto un'aura di mistero. Alcuni violini, appartenenti a una collezione speciale, vengono rubati per aprire le porte del cielo e ritrovare l'armonia perduta dell'universo.

Da dove nasce l'idea di questa storia così particolare?

Nasce dal progetto di capire quali effetti ha la musica sulle persone. Recentemente sono stati compiuti studi in campo medico e fisico sulle sue capacità. Uno scienziato giapponese, per esempio, ha condotto esperimenti che hanno dimostrato che, all'interno delle cellule, la composizione dell'acqua viene alterata in presenza della musica. Ho quindi voluto andare oltre al concetto di musica come puro intrattenimento.

Sappiamo che lei ha un grande passione per la storia, proprio per questo mi incuriosisce sapere quali sono gli elementi storici su cui si basa la vicenda e quali sono, invece, invenzioni letterarie? Mi riferisco, in particolare, alle leggende legate ai violini di Stradivari.

Gli elementi storici sono quelli che riguardano Stradivari da un lato e i nazisti dall'altro, nel senso che entrambi sono effettivamente esistiti. Il personaggio di Stradivari è legato a infinite leggende che rimarranno tali per sempre: perché da un lato nessuno conosce il segreto del suono dei suoi violini e, dall'altro, perché tutti amiamo i misteri. Tutto il resto è il frutto dell'immaginazione letteraria.

L'Italia riveste nel romanzo un ruolo fondamentale, anche se vi si svolge solo l'ultima parte della vicenda; che rapporto ha con il nostro Paese?

Il mio nonno paterno era italiano, di Carrara, e lasciò l'Italia per la Spagna intorno al 1918. Da qui la naturale curiosità di conoscere la terra dei miei avi.

Il resto della vicenda si sviluppa, invece, divisa tra Madrid, Gerusalemme e Vienna, che formano i vertici strategici di un ipotetico triangolo immaginario, punti focali dello sviluppo della vicenda.

Gerusalemme appare all'inizio della storia ed è la città dove vivono i discendenti dei sopravvissuti all'Olocausto, e questo ha un senso per la trama. Vienna per l'esclusivo legame con la musica. Madrid perché la conosco bene.

Allo stesso modo la storia ruota attorno a tre protagonisti: l'ispettore Herrero, il dottor Ludwig Dreifuss e il rabbino Menasse Liebnits. Tre uomini diversi che si trovano uniti in questo mistero...

Proprio così.

Dall'altra parte, invece, un'unica figura femminile: Martha.

Nonostante l'apparente squilibrio fra uomini e donne, il risultato finale ripristina l'equilibrio.

La musica riveste senza alcun dubbio un ruolo fondamentale nella vicenda: che rapporto ha lei con la musica stessa?

La musica mi interessa come fenomeno di non solo ed esclusivo intrattenimento; come dicevo prima, ho voluto approfondire il tema del suo potere. La musica mi piace molto e, come per la lettura, sono onnivoro, ascolto di tutto.

Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che, pur essendo come detto centrale, in tutto il romanzo sia citato un solo brano, eseguito proprio da Martha in un momento particolare: "Over the rainbow". C'è un motivo particolare per questa scelta?

Perché è una melodia molto conosciuta e i lettori possono comprendere facilmente la carica emotiva che racchiude.

Una frase che mi ha molto colpito è nelle pagine finali, quando ormai i nodi stanno venendo al pettine: "L'Universo è stonato." Dice uno dei personaggi. E torna, ancora, prepotente, la musica.

Si fa riferimento al concetto che ha dell'universo uno dei personaggi, il nazista; cioè che il mondo ha perso la sua armonia a causa della mescolanza delle razze, e l'universo ha perso il proprio equilibrio, da cui derivano tutti i mali del mondo. Solo attraverso una purificazione e un riequilibrio si può tornare al paradiso terrestre.

Senza voler anticipare nulla a chi ancora non lo ha ancora letto, vorrei chiederle quanto conta, secondo lei, l'effetto sorpresa finale, che a me è arrivato, come si dice, un po' telefonato.

Ha ragione, meglio non svelare troppi indizi al lettore… Lasciamo che sia lui a indagare…

Di questi tempi è frequente la trasposizione cinematografica di opere letterarie di successo. Cosa pensa del rapporto tra cinema e letteratura? Le piacerebbe l'idea che un suo romanzo diventasse una sceneggiatura?

Credo che questo tipo di romanzo ben si presti a una trasposizione cinematografica e vedere il film potrebbe essere un'alternativa alla lettura… Mi piacerebbe molto vederlo sul grande schermo!

Correndo con la fantasia, quali attori sceglierebbe per i ruoli dei personaggi principali?

Lean Neeson, l'attore protagonista di Shlinder's List, potrebbe essere Ludwig. Per Herrero, l'attore che interpreta il poliziotto ne L'esorcista. Per il rabbino Manasse, Ben Kingsley. E, per Martha, Gwyneth Paltrow.

Questa è la sua prima volta editoriale in Italia: come sta vivendo questa esperienza?

È la mia prima esperienza editoriale fuori dal mio Paese: è interessante e intensa!

Perché un lettore, tra la vasta scelta di titoli disponibili sullo scaffale di una libreria, dovrebbe scegliere proprio La formula Stradivari?

Perché è un romanzo dalla storia non convenzionale ma con personaggi verosimili, con cui è facile identificarsi.

In chiusura parliamo del finale del suo romanzo: lei tira tutte le fila della vicenda, conducendo ogni personaggio sulla propria strada e svelando tutti i misteri, però lascia uno spiraglio evidente per un possibile sequel. Ha già i mente il secondo romanzo?

Benché sia saggio pensare "mai dire mai", adesso la mia idea è che "una storia raccontata è una storia finita".

Altri progetti?

Ci sto lavorando ma preferisco non rivelare nulla finché questi progetti non vedranno la luce.