Dare inizio ad una rubrica è complicato, come tutte le cose al loro principio e non tutti hanno sotto mano l'incipit ad effetto: “In principio era il Verbo”.
La strada che voglio percorrere è perigliosa, spigolosa e probabilmente, io che provengo da un vecchio stampo -quasi una loggia segreta che accetta solo pochi adepti- sarò antipatico ai più; perché odio le regole in genere, soprattutto nei Giochi di Ruolo e preferisco come si dice in gergo rolepleingare. La causalità dei dadi è troppo incerta, troppo legata alla fortuna: i punteggi, i numeri snaturano l'origine del Gioco di Ruolo, anche se rimane pur sempre un gioco. Ma gli stranieri che ne sono stati gli artefici, sono complicati come le loro lingue ed amano rendere difficile ogni cosa, senza parte né arte, adorano diversificarsi -non tutti è ovvio. Noi italiani, invece, più che genio e sregolatezza; siamo genio, sintesi e semplicità. Ecco, infatti, che Antonello Lotronto e Mario Corte, editi dalla Casa Editrice E. Elle di Trieste, escono verso la fine degli anni '80 con Holmes & Co.
Il Gioco si colloca, dal lato puramente formale, tra il Librogame ed il Gioco di Ruolo; perché riporta in calce ad ogni pagina, la stampa dei dadi da sei con i quali si gioca. In realtà il discorso è molto più complesso, come è complessa la soluzione di un giallo.
I giocatori devono indossare gli abiti d'investigatori della medesima agenzia, che vengono ingaggiati o si trovano coinvolti in un giallo. I loro personaggi devono sviscerare la storia descritta del Narratore (Regista di gioco) nelle sue varie fasi. Il campo d'azione è a trecento sessanta gradi, fermo restando, ovviamente, l'intenzione del gioco: e cioè divertirsi in compagnia. Tuttavia i paletti, inseriti del Narratore, per dimensionare i poteri dei giocatori all'interno del gioco, hanno l'aspetto d'ufficiali di polizia arcigni, ottusi o semplicemente stupidi in genere, capaci di mettere i bastoni tra le ruote ai protagonisti. E dove l'ingegno del giocatore non può arrivare a scoprire un indizio, a vedere un riflesso distorto tra mille specchietti d'allodola; ecco che il Narratore, ma in particolare il Gioco, permette di realizzare un tiro di dado per riuscirvi e risolvere così definitivamente il caso. E' un impianto realizzato su una base narrativa molto raffinata, con la quale si è in grado di entrare completamente nella parte dell'investigatore. E se il Narratore è un bravo Regista di Gioco riesce ad avvolgere i giocatori in una ambientazione che può variare a seconda dei gusti: da una nebbiosa Londra di Jack lo Squartatore, passando per una crociera sul Nilo alla Poirot, fino alle Hawai di un Magnum P.I.
Voglio solo ricordare che questo gioco sulla copertina e in alcune pagine, porta i disegni di Vittorio Giardino, padre del più famoso investigatore a fumetti Max Pezzo. Ma la fortuna probabilmente non ha aiutato il gioco ad imporsi sul panorama nazionale dei Giochi di Ruolo e ora Holmes & Co è divenuto un oggetto da collezione da vendere e comprare su eBay.
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