Antologia Gialla di Toscana, volume recentemente per Marco del Bucchia Editore ci offre un’immagine della Toscana certamente lontana dalla “cartolina” sulla quale sognano le centinaia di migliaia di turisti che affrontano ogni anno viaggi anche lunghissimi per venire in questa regione felix.
Mario Spezi nella sua prefazione mette subito le cose in chiaro e dice al lettore che quello che andrà a leggere è lo specchio di una “nuova Toscana”, alle prese con le diverse realtà culturali, con i disagi della crisi economica e sociale e, perché no, con le piccole miserie quotidiane.
Ma non pensate che sia un libro deprimente, sociologico o che altro; anzi, si tratta di storie che appassionano, inteneriscono, suscitano brividi ed emozioni.
Inizia Riccardo Cardellicchio, che ambienta la sua storia in un paesino della valle inferiore dell’Arno. I protagonisti si muovono tutti intorno ad una quercia, che il sindaco ha deciso di tagliare per allargare una strada. Gli si contrappone un compaesano, che sale sull’albero per impedire lo scempio; da questo episodio si dipana la storia che vede il politico burocrate e l’ambientalista convinto fronteggiarsi e mettere a nudo le proprie debolezze.
Roberta Lepri sceglie di non dare alcun riferimento geografico dell’ambiente in cui vivono i liceali coinvolti in una storia d’amore, che hanno alle spalle famiglie di antica tradizione comunista, termine andato da qualche anno in disuso, a cui si preferisce un più neutro “di sinistra”, ma di quella sinistra tutta toscana, di classe medio-alta, che va a Messa almeno nelle grandi occasioni e che sfila nei cortei con felpe e jeans firmati.
L’avvocato Parisi è il protagonista della vicenda propostaci da Sergio Calamandrei. Vittorio, proprietario di un bar-ristorante nella periferia di Firenze, è un suo cliente storico, ma l’entrata in scena del nuovo socio stravolgerà la sua vita e quella dell’avvocato. Nel locale non si vedono più operai e impiegati che passavano lì la loro pausa pranzo, bensì albanesi, campani e ragazze di chissà dove, in un miscuglio di idiomi e dialetti che fanno sentire stranieri nella propria terra.
Il difficile rapporto tra padre e figlio è il tema centrale intorno al quale ruota la storia scritta da Donatella Fabbri, che è ambientata in un paese non ben identificato, come ce ne sono tanti in Toscana. Luigi è un diciassettenne con la passione dei motori e Antonio è proprietario di un’officina meccanica. Antonio vuole bene a Luigi, che è orfano di madre e con il padre proprio non va d’accordo, e con sua moglie Luisa ha deciso di prendersi cura di lui, come se fosse il loro figlio.
Daniele Nepi ci porta a Pontedera, Fattoria di Gello, nella campagna toscana dove a un certo punto sembrano essere arrivati i marziani, che però non si fanno mai vedere, ma lasciano enormi cerchi nel grano, a riprova del loro passaggio. La vita del “dottore”, proprietario della fattoria, viene sconvolta una domenica mattina, quando il fattore Frilli gli comunica che il sindaco pontederese è stato trovato ucciso proprio in mezzo ad uno dei “cerchi alieni”.
Piazza della Signoria ed un lampo di luce sono gli elementi comuni a tante piccole storie racchiuse nella stessa manciata di secondi. Roberto Santini costruisce la storia di un delitto offrendoci veri e propri fotogrammi di uno stesso breve lasso di tempo, che si rincorrono in un gioco di specchi fino a portarci alla soluzione del delitto, assolutamente inaspettata e, come nelle storie reali, sconvolgente nella sua semplicità.
Ancora una storia d’amore e d’amicizia, ma questa volta maturata nell’ambiente universitario fiorentino con un’incursione a Ponte a Ema e uno sguardo a Bologna. Lucia Bruni racchiude la vicenda tra il 19 maggio ed il 14 giugno di un anno imprecisato ed il vero delitto, forse, sta nel tradimento della buona fede. I protagonisti si svelano al lettore fin nel profondo del loro io, offrendoci un ventaglio di emozioni che coinvolge ed appassiona.
Umberto Vannucchi ci ripropone la parabola del buon samaritano, aggiornata alla nostra epoca. Ahmadou è un senegalese che soccorre Aldo Carli, colpito da infarto proprio mentre attraversa il mercato di S. Lorenzo e pensa tutto il male possibile di turisti e negri che hanno invaso la sua Firenze, impuzzolita dai loro odori così “estranei”. Ma la sorpresa è dietro l’angolo: i buoni in fondo non così angelici ed i cattivi, a ben guardare, sono prima di tutto vittime di se stessi.
“Nessuno è quel che sembra” è il titolo del racconto di Susanna Daniele. In questa vicenda di guaritrici, giornalisti curiosi e investigatori, l’intreccio complesso di elementi psicologici e di archeologia del territorio è l’habitat ideale in cui agiscono i protagonisti della storia, che gira intorno alla Villa di Igno, sulle colline di Pistoia. Una trama che cattura l’attenzione del lettore e lo porta per mano fino all’amara verità.
Infine, Erminio Serniotti ci presenta uno spaccato della comunità cinese di Prato e gli ossimori viventi di cui si parla non sono altro che la realtà del “diverso” da noi non è come ce la rappresentano i pregiudizi e le leggende metropolitane, per cui può capitare di incontrare “un siciliano senza coppola e lupara” o “un piemontese che non parla cantilenando e con il neh”… e magari oggi parlare con un cinese che si mangia la “c” ma dice una “r” che più arrotata non si può.
Queste sono le storie che propongo a chi ha voglia di una lettura di intrattenimento, ma non frivola; a chi predilige le storie “gialle” con venature di noir e di rosa; a chi vuol passare qualche ora in buona compagnia come solo un buon libro può esserlo.
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