Il romanzo storico non è per tutti. Questo mio convincimento suonava smodatamente perentorio fino alla lettura di Un enigma color porpora, edito dalla Longanesi.
Non si può dubitare che Wolfram Fleischhauer, il suo autore, abbia inserito tutti gli ingredienti perchè la sua torta riuscisse. Ma qualcosa non ha funzionato e il tutto odora di bruciato. Il suo manicaretto risulta indigesto e lascia insoddisfatti. Nonostante l'apparato "scenico" esibito la sua lettura è un calvario lento e inesorabile.
Certo le intenzioni dovevano essere buone e così il gusto a giudicare dalla scelta della stessa tela che fa da copertina al libro. Essa suscita interesse pure nel lettore più smaliziato: è evidente la sua ambiguità che funge da magnete e da specchietto delle allodole per inoltrarci in un meccanismo dove la storia e il mondo dell'arte vanno a braccetto col giallo e i suoi colpi di scena.
Ricordo che la tela riproduce uno dei protagonisti del romanzo, Gabrielle d'Estrèes, favorita di Enrico di Navarra. La narrazione prende le mosse proprio dalla curiosità, suscitata dal dipinto, in un disincantato professore di letteratura tedesca negli Stati Uniti. Teso a scoprire il segreto nascosto in quelle immagini egli si imbarca in ricerche nelle quali viene aiutato dall'amico Nicolas Koszinski.
Al libro di Fleischhauer non manca quella suspense che ci si aspetta, suspense che culmina in domande sulla tragica morte dell'ambiziosa amante del Re di Francia, una delle donne più belle d'Europa. Ma il giallo procede come in un oscuro labirinto dove porte nuove si aprono ma le vecchie non si chiudono quasi che dipendesse dal lettore la decisione. A scagionare questo romanzo non serve nemmeno il resoconto finale delle fonti sulle quali l'edificio narrativo è stato costruito.
Ma si sa non bastano veri o presunti manoscritti per rendere appetibile un giallo, né che in ballo ci sia la storia con la "esse" maiuscola o la potente famiglia Medici, interessata fin nelle midolla a liberarsi dell'ingombrante Gabrielle e piazzare sul trono di Francia una Medici.
Un enigma color porpora non regge e dopo tanto peregrinare il lettore lo termina senza rimpianti e nostalgie. A noi resta solo una speranza: che il suo autore eviti di cimentarsi in un genere che necessita di spalle forti e mandibole allenate.
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