Dove e quando è nata?
Sono nata nel 1950 a Salem nel Massachusetts e sono cresciuta in una cittadina vicino, dall’altro lato del porto. Sono rimasta nel paese natale per qualche tempo, poi sono andata via a diciotto anni, prima a New York e poi a Los Angeles e sono rimasta lontana per tanto tempo. Tredici anni fa mio marito ed io siamo tornati a vivere a Salem.
Possiamo dire allora che abbiamo a che fare con una strega di Salem?
Proprio così!!
Brunonia, non crediamo che questo nome sia tanto comune negli States. Chi lo ha deciso?
Mio nonno aveva frequentato la Brown Universiry ed era entusiata di questa università. Brown in latino si traduce Brunonia e siccome amava molto questa università, scrisse canzoni che la ricordavano, poi chiamò la sua casa estiva, Casa Brunonia, alla sua canoa diede il nome di Brunonia, chiamò così il gatto ed infine anche a me impose il nome di Brunonia.
Da ragazza le piaceva leggere? Quali sono state le sue letture preferite allora. Attualmente invece?
Mi piaceva tantissimo, non facevo altro che leggere. Ho imparato a leggere ancora prima di frequentare la scuola.
Quali erano le sue letture preferite?
Mi piacevano moltissimo le favole dei fratelli Grimm, i classici tipo Robinson Crusoe. Generalmente come lettura attuale mi piace molto la fiction letteraria, moderna ma anche alcuni classici. Appena finito il college mi sono trasferita in Irlanda perche mi sono dedicata allo studio dello scrittore James Joyce.
Il suo amore per il teatro come è nato e cosa preferisce fare: recitare, organizzare, scrivere commedie o....?
In realtà ho iniziato da bambina a recitare. Lo facevo a cinque anni in un teatrino di quartire, poi abbiamo creato il nostro teatrino di quartiere. Però siccome quello che mi piace fare tendenzialmente è scrivere, praticamente sono passata dietro le quinte e mi sono messa a scrivere commedie e adattare lavori per farne poi delle pieces teatrali.
Quando ha deciso di mettersi a scrivere? Cioè quando ha sentito il bisogno di esprime quello che aveva nell’animo?
Ho cominciato molto molto presto, mio padre mi regalò una macchina da scrivere, di quelle vecchie un poco pesanti. Avevo solo cinque anni e mi piaceva molto questa macchina perche mi attirava l’idea di scrivere piccoli racconti, delle storie e allora e cominciato.
Praticamente ha avuto quello che si dice “imprinting”
Proprio così, è vero, perchè oltretutto è sempre stata l’unica cosa che ho sempre voluto fare nella vita.
Quali sono i suoi interessi? Cosa fa quando non scrive?
Diciamo che come hobby sportivi mi piace molto nuotare e mi piace anche sciare perche in passato ho sciato anche a livello competitivo, quando ero in college poi però mi sono rotta una gamba e pertanto ho dovuto smettere di sciare.
Invece quando non scrivo mi reco in un locale di Salem che si chiama Ateneum. E’ praticamente una biblioteca privata dove un giorno alla settimana si fa un gioco: Scrabble che si fa con le parole; con la composizione delle parole, quindi faccio questa cosa.
Cosa l’ha spinta a scrivere “La lettrice bugiarda”. Dove o come le è arrivata l’idea?
Tutto è partito da un sogno che ho fatto, nel quale era presente la lettura del pizzo e attraverso questo sogno sono riuscita a sfuggire a una situazione che mi avrebbe creato dei gravi problemi medici.
Da questo sogno è venuto fuori il discorso del pizzo. Avevo già sentito parlare del merletto di Ipswich e oltretutto sono volontaria in una organizzazione che si chiama HaWC che è praticamente di aiuto per le donne e bambini oggetto di abusi.
Quanto tempo ci ha messo a finire il romanzo? Ha dovuto fare molte ricerche sia nella storia di Salem che nel campo delle problematiche tra i gemelli?
Si è vero che c’è voluto molto tempo per completare questo romanzo, in pratica sette anni. Però devo dire che mi dedicavo part-time alla scrittura. in quanto in quel periodo stavo scrivendo libri per giovani adulti, per un altra società. Inoltre ho effettuato moltissime ricerche che riguardavano appunto l’aspetto degli abusi e la condizione e i rapporti tra i gemelli e la sopravvivenza tra i gemelli. Ho studiato anche i processi per stregoneria a Salem e le attuali religioni alternative.
Posso dire che la ricerca ha occupato circa un quarto del tempo impiegato per il lavoro di stesura del libro.
Abbiamo letto che il romanzo, in un primo tempo lo ha stampato in proprio, quanti rifiuti aveva ricevuto dai vari editori? Ancora quante copie si è fatta stampare e con che spesa?
In realta non ci siamo mai rivolti ad un editore, In quanto già per conto nostro si stava pubblicando del software, e allora ci siamo detti: - Perchè non provare a pubblicare noi stessi il romanzo? Anche facendo solo una piccola tiratura? Così all’inizio ne abbiamo pubblicate 2000 copie e nel giro di due settimane avevamo già concluso l’accordo con quelli del Morrow. Anche perchè quando è cominciato a diffondersi la notizia del libro grazie a una recensione pubblicata dal Pubblisher Weekly, in pratica abbiamo ricevuto tutta una serie di telefonate da parte di vari agenti.
Noi si pensava che avevate proposto il manoscritto a tanti editori.
Quando all’inizio avevo completato una cinquantina di pagine ho inviato questo manoscriutto a due agenti, che mi hanno risposto di rimandare il manoscritto quando il romanzo fosse completato. Cosa che poi, come detto, non ho fatto.
Il mettere le donne (tutte più o meno complicate) al centro della narrazione è stata una sua scelta consapevole? Ci sembra inoltre che nel romanzo gli uomini siano figure marginali sia nel bene che nel male, e cosi?
Si è stata una scelta consapevole, ero cosciente di questo anche perchè volevo raccontare il viaggio eroico di una donna (delle donne) perchè sono cose che in realtà finora non avevo mai letto e visto.
Per un certo periodo ho lavorato e vissuto ad Hollywood e il mio lavoro era leggere o lavorare su sceneggiature. E qui mi sono resa conto che ogni qualvolta c’era un personaggio femminile forte comunque alla fine o finiva ammazzata, o si sposava oppure rimaneva incinta. Quindi volevo raccontare la storia delle donne da un’altra prospettiva.
Donne complicate ma forti, ci sembra però che nel romanzo gli uomini siano figure marginali sia nel bene che nel male, e cosi?
No, non sono d’accordo, intanto Rafferty non è tanto marginale, quanto a Cal per esempio è il cattivo diciamo forse in una dimensione un poco monodimensionale ma siccome la cosa è raccontata e vista dalla prospettiva delle donne che in un certo senso lo hanno subito e lo subiscono è ovvio che non possiamo vedere la complessità di questo personaggio.
A Salem c’è veramente una produzione di pizzo? E le lettrici?
C’è stata, ma ora non piu. In effetti era una industria gestita da donne nel periodo 1750 / 1850, era molto fiorente ma è scomparsa poi con l’avvento delle macchine che producevano merletti.
Ma esistono lettrici di pizzo?
No, però da quando è stato pubblicato il mio romanzo alcune streghe di Salem hanno iniziato a leggere il merletto.
La citta di Salem vive veramente di turismo?
Si è vero, di tanto in tanto si cerca di allontanare questa immagine di streghe bruciate ecc. però poi fondamentalmente la maggioranza di turisti viene a Salem per questa ragione e quindi molti degli introiti vengono proprio da questo tipo di turismo.
La lettrice bugiarda di Brunonia Barry (2008, The Lace Reader, Traduzione Stefania Cherchi, Garzanti, collana Narratori Moderni, pagg. 377, euro 18,60) — ISBN 978-88-11-68643-9
(vedi notizie/7485/)
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