Come capita sempre con maggiore frequenza, e questo Rogue del carneade Philip G. Atwell non fa eccezione, si attinge al passato sperando nella memoria corta dello spettatore. A volte però la memoria, per quanto corta sia, funziona ancora, e allora nella ondivaga strategia di un killer di nome Rogue, che da buon Arlecchino serve due padroni, la famiglia Chang appartenente alla Triade cinese da una parte, e quella Shiro della Yakuza dall’altra, ci troviamo, ma con risultati infinitamente inferiori, nuovamente di fronte all’idea base su cui si fondava Yojimbo (di Akira Kurosawa per inciso…) e di Per un pugno di dollari (che di Yojimbo è il remake non dichiarato…).
Detto questo, ogni commento ulteriore sarebbe superfluo, non fosse per un timido tentativo di sparigliare le carte in tavola con un colpo di scena finale (vagamente ispirato a Face/Off…) che risolleva leggermente le quotazioni di un film mediocre assai e che fa ancor di più risaltare la presenza sprecata di un Jet Li/Rogue, al minimo sindacale (dieci minuti prima di vederne la faccia, altri dieci perché pronunci la prima battuta, ancora altri dieci per vederlo impegnato in un combattimento…).
Un poco meglio se la cava Jason Statham nei panni dell’Agente speciale Jack Crawford (il cui nome, altro prelievo, viene direttamente da Il silenzio degli innocenti), fermo restando che anche la sua è una presenza sprecata…
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