Il gusto del delitto è il titolo dell’antologia uscita per iniziativa dell’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, curata da Sandro Toni ed edita da Leonardo Publishing. Quattordici fra i più famosi scrittori emiliano-romagnoli e un celebre cantautore col talento del giallista, Francesco Guccini, hanno scritto ciascuno un racconto inedito a sfondo noir, costruendolo intorno a un vino o a un cibo dell’Emilia-Romagna. Acetaie, fattorie o caseifici della nebbiosa pianura padana hanno fatto da ambientazione a buie e a volte grottesche vicende dipanate intorno a un prodotto tipico della food valley: pesche, aceto balsamico, parmigiano-reggiano, lambrusco, prosciutto e mortadella sono così divenuti il viatico succulento per la creazione di nuove storie e di incredibili delitti.
Sandro Toni, nelle pagine introduttive, ha dimostrato, con rimandi kantiani, logici e biblici, l’inscindibilità tra cibo e delitto, tesi confermata dall’atto stesso del mangiare: «Mi rendo conto che la cosa può sembrare banale, ma nel momento in cui noi mangiamo, che so, una pera, o una merendina, o una carota, in realtà distruggiamo qualcosa». Dai racconti il lettore scopre aneddoti e segreti di preparazione dei cibi in questione. Un minimanuale enogastronomico, condensato poche righe, è contenuto e ben incastrato in ciascun contributo. Così lo stesso Sandro Toni ci svela che il Pignoletto era conosciuto fin dai tempi di Plinio il Vecchio, che lo chiamava Pinolaetus. E se per una bottiglia del suddetto vino si può uccidere, la macellazione di un maiale nero è il motore da cui parte il racconto storico di Valerio Varesi. Un maiale che il suo padrone, in spregio al duce, aveva chiamato Mussolini perché sembrava «un nimel cmè lu, un maiale come lui». Eraldo Baldini, nella sua storia dal sapore di spionaggio, rende edotto il lettore su quanto, nella piadina romagnola, l’imperfezione di cottura sia fondamentale ai fini di una buona riuscita della stessa. Danila Comastri Montanari ambienta il suo giallo, perfettamente costruito, in una sagra del parmigiano, tra gente in festa. Ancora attorno al formaggio ruota il racconto di Marcello Fois, ma si tratta del formaggio di fossa, quello «con venature amarognole e fragranze di sottobosco, di fungo e di tartufo», che acquisisce questi caratteri dopo esser stato sepolto per circa tre mesi nelle famose fosse per poi essere riesumato. L’innesto, di Licia Giaquinto, traspone dal frutto della pesca alla deviazione umana il suo valore semantico: dal magico innesto della natura a quello terribile che la follia può concepire. Terribile è anche il Racconto al profumo di aceto balsamico di Loriano Macchiavelli e, storia nella storia, la morte all’aceto della signora Berenice della Torretta. Anche Valerio Massimo Manfredi condisce di aceto balsamico una spy-story. Se fette di salame felino D.O.P. insaporiscono invece il giallo di Carlo Lucarelli e il truce episodio di edilizia mafiosa che gli fa da perno, è dalla patata di Tolè che Gianni Materazzo parte per narrare di una coppia di coniugi carbonizzati e del loro decesso oscuro, mentre la mortadella e le sue tecniche di produzione sono il leit-motiv del noir divertente e stuzzicante di Giampiero Rigosi. Due voci narranti costituiscono il doppio binario della narrazione di Maurizio Matrone, rotaie che confluiscono nel Sangiovese, è invece l’Albana di Romagna a scorrere in un episodio della vicenda narrata da Grazia Verasani: deliro, schizofrenia paranoide e follia omicida vivacizzano la figura apparentemente insignificante di Antonio Porqueddu. Simona Vinci addentra il lettore nei segreti di una porcilaia in cui cola sangue, grugniscono maiali e in cui sarebbe meglio che mai si andassero a nascondere le bambine in fuga dalla mamma. Francesco Guccini conclude questa raccolta nera con un omaggio al Lambrusco. Quello di oggi ma soprattutto quello di una volta. Quando si serviva in “pistoni” e i cinque sensi frizzavano eccitati dallo gnocco che friggeva in padella, dalle caraffe di vino modenese e dagli affettati rosso-rosati.
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