Marilù Oliva vive a Bologna, è una grande lettrice e un’insegnante di lettere e storia che corre davanti al computer a scrivere non appena ha un minuto libero. Scrive nelle pause, scrive in treno e in autobus e nelle poche notti in cui l’insonnia la tiene sveglia. Scrive molte sciocchezze ma, oltre a queste, scrive domande perseguitando i suoi intervistati, scrive saggi di storia contemporanea, e, soprattutto, scrive racconti (qualche pubblicazione a seguito di concorsi letterari) e ha concluso un romanzo noir che pubblicherà entro l'autunno 2009 con Perdisapop. Dal momento che la strada per diventare insegnante è lunga (e, al giorno d’oggi, neppure tanto sicura!), per mantenersi gli studi ha svolto molti altri lavori: è stata impiegata, barista, Light Jay in discoteca, autista dell’autobus presso l’ATC di Bologna, insegnante di salsa cubana, redattrice, co-direttrice di una rivista di musica e cultura latinoamericana. Quindi, se perdesse la sua cattedra al liceo scientifico-tecnologico, è molto probabile che la incontriate alla guida di un autosnodato per il centro della sua città.

Da quando ha avuto i primi approcci con i saggi e i romanzi di criminologia, si è appassionata al genere e ha cominciato a porsi domande cui solo gli addetti ai lavori possono rispondere. Ha quindi intenzione di inseguire e braccare i suddetti interessati e di sottoporgli quesiti per lei insolvibili.

I ferri del mestiere è il titolo che ha scelto per questa rubrica che ha l’intento di addentrarsi dietro le quinte del thriller: sondare quali sono gli strumenti –pratici ma anche astratti– degli scrittori, dei poliziotti, dei registi, dei medici, degli studiosi, etc. Di tutti coloro, insomma, che –volontariamente o meno– sono stati lambiti dall’universo del mistero, affinché ci aiutino, riportando la loro esperienza e la loro acquisita saggezza, a comprendere più a fondo le sfumature del nero.