Colpa di mio fratello. Mi ha contagiato con quei cantanti italiani di migliaia di anni fa che piacciono solo a lui come gli Stadio, Concato, Califano. E Finardi, il peggiore di tutti. Me li ha fatti sentire così tante volte che adesso non posso fare a meno di pensare a un verso di “Dolce Italia”: “mi sento strano e poco importante, come fossi trasparente”.
No, non è per Martini. E’ vero, come sempre durante il corso di Pump it in palestra ha fatto il suo show per impressionare le ragazze, ma in fondo è simpatico (anche se non mi dispiacerebbe se l’istruttrice indirizzasse a me gli sguardi eccitati che invece rivolge a lui).
E’ per quello che è venuto dopo.
Una palestra non è una caserma: le ragazze della reception hanno il compito di accogliere i clienti (e magari di lasciarsi un po’ baccagliare da loro), non sono preparate nel caso arrivino persone interessate sì al loro corpo, ma in maniera diversa rispetto a un classico cliente. Se le vogliono mangiare. Una invasione di zombi è insolita in una palestra, anche gli istruttori più grossi fuggono disperati, perché se ti morde uno zombi sei finito, diventi come lui. Un culturista cerca di fare il figo roteando un bilanciere, riesce a distruggere la testa di uno zombi (ha visto i film giusti, sa che per fermare un morto vivente devi spaccargli il cervello), ma poi i suoi amichetti morti viventi lo attaccano in gruppo e diventa la loro cena.
Ed è allora che mi viene in mente la canzone di Finardi: quella sensazione di sentirsi “trasparente”, ignorato da tutti. Dagli umani che cercano di scappare all’orda zombesca. E dagli stessi zombi: dopotutto, sebbene di classe nettamente superiore a loro, anch’io sono un morto vivente (tecnicamente, un “non morto”) e gli zombi si cibano soltanto di carne viva.
Ma questo mi ricorda che è il momento di entrare in azione: prendo anch’io un bilanciere e, lentamente, lo uso per eliminare tutti gli zombi (quelli arrivati e i clienti contagiati, come Martini, che è stato subito preso da loro). Tanto per i morti viventi sono invisibile, posso prendermi tutto il tempo del mondo.
Peccato soltanto per le urla degli umani, sono così fastidiose e petulanti. Quando ho ripulito la palestra dagli zombi, nemmeno mi ringraziano. D’altra parte, sia per me che per i morti viventi sono cibo: ma io mi nutro con più stile non per nulla sono un nosferatu (eh, sì, mio fratello ha gusti da vecchio anche perché è davvero vecchio, ha oltre due secoli) e non potevo lasciare che gli zombi si prendessero tutta la mia riserva di sangue.
Domani il mio amico demone Sheovan dovrà fare un bell’incantesimo per far dimenticare agli umani il casino che è successo oggi, ma ho fiducia in lui.
Solo agli uomini succhio il sangue fino a ucciderli, le donne decenti (in primis l’istruttrice di Pump it) le rendo delle non morte al mio servizio, saranno le mie schiave sessuali.
Un destino ben diverso dall’essere carne per zombi, ne converrete. Ma del resto noi vampiri siamo da sempre l’aristocrazia delle creature soprannaturali.
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