Consigliato a tutti gli scrittori...

 

“Immaginate una piccola impresa a conduzione familiare, dove da dieci generazioni si vende tutto ciò che può servire per suicidarsi. Il suo slogan è: “Morti o rimborsati!”. Ma nessun cliente è mai tornato per lamentarsi…Mishima Tuvache, il padre, specializzato in morti violente, dirige l’azienda con pugno di ferro. Lucrèce, la madre, addetta agli avvelenamenti, confeziona misture fatali. Vincent, il figlio più grande, sta progettando un parco divertimenti sul tema del suicidio. Sua sorella Marylin, che si crede inutile, vorrebbe farla finita ma un Tuvache non può uccidersi. Chi manderebbe avanti il negozio?…” Ecco la bella famiglia di Il negozio dei suicidi di Jean Teulé, Vertigo 2008. Anzi, no, ne manca uno, Alan, un figlio degenere che ama la vita. Sorride, ringrazia, disegna paesaggi splendenti, insomma la classica mela marcia che va tenuta sotto controllo.

Il negozio è ben fornito. Chiunque sia votato al suicidio può scegliere tra un’ampia gamma di prodotti: la classica fune da impiccagione, un completo da hara-kiri con chimono e relativa sciabola, vari tipi di veleni tra cui anche quelli da contatto, il classico blocco di cemento munito di anello per chi vuole affogare e così via. E poi abbiamo la figlia che uccide prima con un bacio, poi con una semplice stretta di mano, il suo innamoramento con il guardiano del cimitero, politici suicidi che si mettono a ridere, e così via. Ma, soprattutto, il cambiamento che avviene nella famiglia ad opera dell’ottimismo di Alan e dunque il cambiamento del negozio. Niente arnesi per suicidi ma una crêperie (sì, avete capito bene).

E insomma un frullato di battute e trovate più o meno convincenti, una esagerazione che vuole essere spiritosa e che spesso risulta, invece, noiosetta proprio per la sua scontata banalità o strampalaggine. L’idea è buona ma non decolla. C'era proprio bisogno di tradurre il libro?