Siamo in un castello e su un’isola. Brrrrrr….
Tre piccioni con una fava: un libro da recensire, una detective lady per la mia rubrica e un’isola per la mia ricerca sulle isole nel romanzo poliziesco. Ergo Un indizio per Cordelia Gray di P. D. James, Mondadori 2008.
“Ambientata nell’antico castello di un’isoletta al largo del Dorset, questa potrebbe essere la storia di un delitto perfetto… Clarissa Lisle, grande interprete di drammi elisabettiani, si prepara a un clamoroso rientro sulle scene dopo una lunga assenza, nonostante i minacciosi messaggi di morte che da tempo riceve. Suo marito, dopo aver chiesto invano la protezione della polizia, si rivolge a un’investigatrice, Cordelia Gray. Le preoccupazioni si rivelano ben presto fondate e per Clarissa le cose non si mettono bene…”.
L’isola, piccola e bella pure a vedersi (querce, faggi, allori, rose…) e ricca di interessanti riserve naturali, racchiude vecchi segreti (violenze, stupri dei signori padroni, vendette) compreso il castello con la cripta. Segnali luminosi, atmosfere inquietanti che si riflettono anche sulla protagonista ora eccitata dal suo incarico, ora presa da dubbi e tormenti fino all’epilogo che arriva quasi a metà del libro “Clarissa non aveva più un volto. Quella non era una maschera di bellezza. Quella poltiglia era la carne di Clarissa, il sangue di Clarissa che si scurivano, si raggrumavano, stillavano siero, punteggiati di minuti frammenti d’osso frantumato”. Come a dire le minacce trasformatesi in realtà.
Dunque chi indaga è Cordelia Gray già presente nel primo libro della scrittrice inglese An Unsuitable Job for a Woman. Perde la madre appena nata ed il padre, almeno per un bel periodo, se ne frega altamente. Quando se ne occupa togliendola dal convento sta sei mesi con lei facendole fare tutti i lavori domestici per lui ed i suoi compagni. Dopodiché muore (e non ce ne dispiace). Titolare dell’agenzia investigativa “Pryde” fondata da un ex vigile urbano Bernie Pryde con il quale ha lavorato come assistente fino al suicidio. Aiutata dal giovane Bevis e dalla anzianotta signora Maudsley che fa dell’ufficio quasi un orto botanico. Vive a due passi da Thames Street, nella City, ha arredato l’appartamento con mobili comprati da rigattieri o alle aste di periferia. Solo la camera è lussuosa. Fuori dalla finestra una stretta balconata con una fila di gerani e di erbe aromatiche. Cura abbastanza il suo aspetto ma senza esagerare. Ama viaggiare e leggere. Gelosa della sua privacy vive le sue esperienze amorose fuori dalla casa.
“Arnesi” per il suo lavoro “Buste e pinzette per la raccolta dei campioni, polvere per il rilevamento delle impronte digitali, una Polaroid, una torcia elettrica, un paio di guanti di gomma sottilissima, una lente di ingrandimento, un paio di forbici, un robusto temperino, una confezione di plastilina per prendere il calco di chiavi, provette munite di tappi per la raccolta di campioni di sangue”. Infine una lunga cintura munita di una fibbia “con la quale era stata impiccata la prima vittima”. E con questi “arnesi” si appresta a risolvere un caso intricato fra mille segreti e intrecci familiari.
A condurre le indagini ufficiali il sergente Buckley, bello e intelligente e il suo superiore Grogan, un marcantonio dai capelli rossi, silenzioso e assorto. Da lui qualche osservazione sulla nostra Cordelia “Ciò che mi sorprende un poco è la dovizia di particolari che lei ha notato con estrema attenzione subito dopo aver trovato il corpo. Quasi tutti, e non soltanto una ragazza, sarebbero stati sotto shock”. Anche da Buckley qualche spunto “Ha un certo fascino”, “E’ il tipo della gattina”, “E’ molto riservata e dignitosa”. Oppure quando rivede “…quel volto delicato proteso verso l’alto, quei grandi occhi risoluti, le mani esili, simili a quelle di un bambino, posate e ripiegate in grembo”.
Ho detto di una atmosfera inquietante che deriva anche dagli elementi naturali come il mare che echeggia “come un ruggito spietato, minaccioso” e dalla stessa isola che da bella e solare diventa addirittura “un’isola del mistero e dell’orrore”.
Personaggi ben sviscerati dal punto di vista psicologico, prosa sciolta, disinvolta, venata di una sottile ironia, ora un po’ sopra le righe, sovrabbondante come nei romanzi gotici.
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