C’era davvero bisogno di un altro giallo? Non trovate che ci siano in giro un po’ troppi ispettori, detective privati, assassini avvocati e magistrati?

(Sauro Ciantini): - E’ la stessa cosa che ho risposto io a Massimo quando mi ha lanciato la prima idea di questa serie… ma lui è molto, molto bravo ad infilzare il vermetto sull’amo…

(Massimo Cavezzali): - Per uno bravo a preparare l’esca ci vuole, dall’altra parte, uno bravo ad abboccare… è così che funzionano le coppie artistiche!

(SC): - Comunque il nostro Umberto Tatorino ha caratteristiche molto diverse dai gialli classici o moderni… prima di tutto Tatorino è un uomo che per puro caso si trova ad inciampare in un omicidio… Una volta perché succede ad un suo amico, o ad un collega, o magari nel bar dove va la mattina a fare colazione… Tatorino è un uomo normale ma molto curioso… che rimane colpito da certi particolari che memorizza magari senza rendersene conto… dettagli che tenuti lì a fermentare dentro la sua testa, prima o poi, rilasciano dei gas che gli provocano sogni o certe volte vere e proprie: visioni… Oppure gli fanno semplicemente pizzicare il naso…

(MC): - Tatorino è come ognuno di noi quando si trova di fronte a qualcosa di strano… Essendo di mestiere uno che cerca, scruta, fruga sui banchi dei mercatini dell’antiquariato, annusa i libri d’Arte, e fa autentiche su quadri, ovvio che sia abituato a farsi domande, a cercare l’affare ma anche a scoprire l’imbroglio… la sua è semplicemente una deformazione professionale… una predisposizione naturale… una curiosità anche ingenua quasi “da bambino che gioca a fare il detective…”

(SC): - E poi una delle caratteristiche principali del nostro Umberto Tatorino è che ha un bel senso dell’umorismo! Ogni tragedia lui riesce a metabolizzarla subito, ma non per troppa leggerezza, o poca maturità. Tatorino affronta la miseria e la disgrazia nel più puro stile della commedia Napoletana… Non è l’eroe esistenzialista che di notte, da solo, ulula alla luna e cerca di anestetizzarsi le budella, magari Tatorino esce e se ne va alla ricerca di un forno pasticceria che abbia già aperto. Con la speranza di trovare una bella brioche piena di crema calda, appena sfornata.

(MC): - Tatorino è un incrocio fra un Maigret in pensione e Stanlio e Ollio… tra la logica implacabile di Nero Wolfe  e il perenne stupore di  Jacques Tatì... tra l’algidità di un Ellery Queen e il calore del Maresciallo Rocca…  a modo suo, è  un cavaliere romantico… senza paura ma con qualche macchia… specie su una delle sue belle cravatte!

(SC): - Ricorda per certi aspetti un Philippe Daverio, il critico d’arte che ha ideato il bellissimo programma di Raitre “Passepartout”, ma senza però il papillon, perché Tatorino è un’amante appunto della cravatta, alla quale attribuisce proprietà animistiche…

Ma come nasce esattamente il nome Tatorino? Perché è abbastanza insolito… sembra un cognome napoletano…

(SC): - Il nome Tatorino è apparso mentre stavamo scrivendo un altro libro. Uno dei tanti “cantieri aperti” sui quali stiamo ancora lavorando. Credo che fosse citato in una email di Massimo, riferita ad un personaggio raffigurato dal pittore toscano Lorenzo Viani…

(MC): Si… è il nome di uno dei tanti personaggi amati dal Viani… nel suo volume: “Ubriachi”, c’è un bel campionario di vagabondi, anarcoidi, trascurati, accattoni e ribelli della strada che animavano gli ambienti della vecchia Viareggio… Dodici racconti… ed uno di questi personaggi si chiama appunto Tatorino...

E perché l’idea di scrivere un romanzo giallo?

(SC): - Un giorno mi è arrivata una email di Massimo con una bozza di un racconto giallo… Un esperto d’arte che rimaneva invischiato nell’omicidio di un suo amico antiquario… una storia ambientata ad Arezzo… Io non avevo nessunissima voglia di mettermi a lavorare su un giallo, stavamo tra l’altro già lavorando ad un progetto di un libro per ragazzi… anzi, per: young adult… come si dice adesso dopo l’avvento di Harry Potter … Così ho scritto a Massimo: lasciamo perdere e finiamo prima quest’altra idea… ma lui, come fa sempre, un po’ Eva nel Paradiso Terrestre, ed un po’ serpente, ha detto: proviamo… magari viene qualcosa di buono

Siete entrambi lettori di gialli?

(MC): - Io si… ho letto molti gialli, specialmente i classici… e quando li ristampano, in qualche nuova edizione, li rileggo sempre volentieri, specialmente per vedere se l’assassino è sempre quello di prima o magari nuove indagini più accurate…

(SC): - Io ho letto qualche Scerbanenco, in giovane età, forse un paio di Agatha Christie, ma non sono un appassionato di gialli classici… tranne Maigret. Che amo e rileggo dal primo all’ultimo, almeno una volta ogni 10 anni. Poi mi piace Lucarelli e Camilleri, che mi piace tantissimo per la sua ventata di Sicilianità, e leggerezza… ma niente gialli con serial killer o roba splatter! L’unico giallista moderno che mi sia veramente piaciuto è Manuel Vázquez Montalbán…

Infatti il vostro editor mi ha parlato di un leggero profumo di Pepe Carvalho… (ride)…

(SC): - Davide Roccetti è troppo buono… il nostro “terzo occhio” ci ha fatto davvero un bel complimento…

Ma questo Tatorino, esattamente, che mestiere fa?

(SC): - L'idea è quella di legarlo il più possibile al mondo dell'Arte… Per vivere alterna presentazioni di cataloghi o di mostre, a perizie, expertise, fornendo pareri sull’autenticità di varie opere d’arte… Poi scrive articoli sui giornali e libri… pratica anche qualche commercio di piccolo cabotaggio… ama la ceramica del 900 italiano, che acquista e che poi rivende… vive così, seguendo i fili di una ragnatela invisibile a quasi tutto il resto del mondo…

(SC): - Ci piacerebbe con le nostre storie, far tornare le vecchie località degli anni ’50 o ’60… far parlare i pittori della Versilia, fa rivivere certi vernissage sulla costa azzurra, riesumare vecchi galleristi amici dei pittori che seguivano come fratelli maggiori e poi cercavano di far conoscere…

(SC): - Ambienti come quelli dei mercatini d’antiquariato… dove tutti sono ancora lì con la speranza di trovare un vecchio quadretto dimenticato di Pablo Picasso…  o un bel falso di Modigliani… o delle vecchie maschere africane…

in che modo riuscite a scrivere “a quattro mani”?

(SC): - Tramite la posta elettronica… pochissime telefonate e tante pagine in word che vanno e vengono…

(SC): - Si parte da una semplice ossatura… una struttura in fil di ferro piena di vuoti… che poi riempiamo via via, rintracciando altre storie, aggiungendoci notizie raccolte anche su giornali o riviste lette dal barbiere o dal dentista!

Questa cosa delle “introduzioni” all’inizio di ogni giallo da dove salta fuori? Non è una cosa molto usale…

(SC): - Credo che l’idea base venga dalle venti righe che ci sono all’inizio di ogni inchiesta di Maigret, nell’edizione de gli Adelphi, quella tutta gialla… In quelle righe si racconta del luogo, dell’anno, e di altre poche cose che riguardano Simenon, durante la stesura di quell’inchiesta… Il leggerle mi è sempre piaciuto moltissimo: è come gustare un piccolo antipasto prima della portata principale… Ho proposto a Massimo di ampliare quell’Hors-d’œuvre per creare un po’ di atmosfera, prima dell’inizio del giallo vero e proprio…

Evete già pronto altri titoli?

(SC): - Abbiamo già altre due storie… Stiamo lavorando su quello che sarà il terzo titolo: l’Oracolo, e dobbiamo dare una stesura definitiva al secondo, che per adesso si chiama: Odor Sulfuris, o forse: I dieci pulcini d’oro, ma ancora la successione esatta della serie è tutta da decidere… dobbiamo sentire cosa ne pensa il nostro “terzo occhio” e la Neftasia…

(SC): - Poi, depositati in un Caveau, ci sono appunti per almeno altre dieci storie di Tatorino… Titoli come “La Regina di Saba”,  oppure: “L’isola delle donne”, o “La mano di Paganini”…

(MC): - Sappiamo già anche quale sarà il titolo dell’ultima avventura di Tatorino: “Il bambinello scomparso”… ambientata tutta nelle Marche…

(SC): - Lei conosce la storia della casa natale di Gesù bambino ?

...

(SC): - Che venne trasportata in volo, dagli angeli, dalla città di Nazareth fino a Loreto?

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