Il numero 46 di Napoleone, in edicola dal 15 Marzo, si intitola La morte alla porta. Nell'albo troviamo Bernard Domestici, commesso viaggiatore, che si risveglia un mattino in una fredda e anonima stanza di motel. Niente di strano per un commesso viaggiatore. È un po' più insolito, invece, che la sua camicia sia imbrattata di sangue e che ai suoi piedi giaccia una giovane cameriera morta. Perché l'uomo, che in realtà è uno spietato killer, non riesce a ricostruire il proprio passato? Quali terribili avvenimenti vi si nascondono? E cosa ha a che fare con lui Napoleone che, qualche tempo prima, aveva incrociato la propria pista con quella della ragazza uccisa, una tossicomane in fase di disintossicazione che aveva bussato alla porta dell'Hotel Astrid in cerca di lavoro?

Napoleone Di Carlo nasce in Etiopia, da padre italiano e madre francese. I genitori gli impartiscono un’educazione occidentale (facendolo studiare alla scuola italiana), ma il giovane Napoleone, contemporaneamente, assimila anche la cultura più arcaica, intrisa di animismo e spiritualità primitiva, del paese africano in cui cresce e dalla quale è fortemente attratto. Seguendo una sua naturale inclinazione, diventa poliziotto, impiegandosi come funzionario della sicurezza presso l’ambasciata italiana di Addis Abeba. Ben presto, però, il suo entusiasmo nei confronti della professione si scontra con una cocente delusione. Napoleone si sentirà sempre responsabile della mancata cattura del Cardinale, un diabolico criminale che ha modo di incontrare e che diventerà il suo nemico giurato. Il Cardinale, sotto le mentite spoglie di un imprenditore accreditato presso l’ambasciata italiana, pratica una vera e propria tratta degli schiavi. Napoleone abbandona la polizia e, in seguito alla prematura scomparsa dei genitori (uccisi durante una sollevazione tribale), lascia l’Africa, del cui fascino, comunque, non riuscirà mai a liberarsi.

Dieci anni dopo la sua fuga dall’Africa troviamo Napoleone in Svizzera, a Ginevra; è attorno ai trentacinque anni e gestisce un alberghetto di sua proprietà, l’Hotel Astrid. Qui, Napoleone fa prevalentemente il portiere di notte, coadiuvato nella gestione dell’albergo dalla burbera signora Simenon, una sorta di governante svizzera. L’ispettore Dumas e il vice ispettore Boulet lo solleciteranno continuamente a occuparsi di casi concreti, conoscendo le sue qualità di ex poliziotto e la sua competenza in materia criminale. Quando i casi che il suo buon amico ispettore gli propone suscitano la sua curiosità o lo coinvolgono personalmente (vedi le periodiche riapparizioni del Cardinale), Napoleone vince la sua riluttanza e si dimostra un vero uomo d’azione, menando le mani e surriscaldando la sua Beretta calibro 9. La struttura portante delle avventure di Napoleone è rappresentata da investigazioni su delitti e fatti di cronaca criminale: nell’ambito degli intrighi che si è trovato sinora a risolvere, figurano, infatti, personaggi legati al mondo della mafia russa e della yakuza giapponese; misteriosi e potenti sciamani africani o sud-americani depositari degli arcaici segreti della propria civiltà; piccoli balordi disposti a tutto per un pugno di soldi; nobili in rovina alla rincorsa di sogni disperati; vecchi, stralunati killer in preda alla schizofrenia; loschi trafficanti internazionali di opere d’arte. Oltre ad assicurare i colpevoli alla giustizia, il nostro detective ha anche il modo di evidenziare il Male nel suo aspetto più mitico e metaforico.